Nel campo della musica liturgica, ci sono delle consuetudini che vengono tramandate perché si ritengono molto utili ed efficaci per aumentare una partecipazione consapevole alla liturgia stessa. Per esempio, il fatto di usare certi specifici canti in certi tempi liturgici vuole fare in modo che, attraverso il richiamo di una certa musica è un certo testo, si rafforzi nel fedele la percezione generale riguardo l’anno liturgico. Un esempio è quello delle antifone mariane. Nel tempo di Quaresima, solitamente alla fine della Messa, c’è l’uso di cantare Ave Regina Coelorum. Questa antifona nella forma straordinaria viene eseguita alla Compieta, dalla Purificazione fino alla Settimana Santa. Cosa sappiamo degli origini di questa antifona? Ci sono state varie teorie, come che essa fosse addirittura risalente al IV secolo, forse perché si trovano concetti che possono essere fatti risalire a quel tempo. Altri pensano che sia molto più recente, dodicesimo o tredicesimo secolo (Henry, H. (1907). Ave Regina. In The Catholic Encyclopedia. New York: Robert Appleton Company. Retrieved March 5, 2020 from New Advent: http://www.newadvent.org/cathen/02149b.htm). In un articolo dell’agenzia Fides del 20/2/2007 (firmato J.M.) viene detto: “Le origini di questa preghiera sono misteriose ed il suo autore è sconosciuto. Si pensa che risalga probabilmente al XII secolo, alcuni dicono che avrebbero potuto comporla San Bernardo o Ermanno Contractus. Più anticamente, era ciò che veniva chiamata “antifona di processione”. Viene menzionata nel libro di Sant’Albano. Il versetto “Dignare me laudare” è particolarmente antico. Viene comparato all’Akathistos, un inno orientale. La preghiera è in genere divisa in due strofe e può terminare con un “Oremus””.
Il testo tradotto in italiano dice: “Ave, Regina dei cieli, ave, Signora degli Angeli; salve, o radice, salve, o porta da cui sorse la luce per il mondo. Gioisci, vergine gloriosa, splendida sopra tutti; salve, o sommamente degna, e supplica Cristo per noi”. Nell’articolo citato dell’agenzia Fides così viene spiegato: “Ciò che si dice di Maria nell’Ave Regina è sempre in relazione con Cristo, che è il Re del mondo nella fede cattolica. Teologicamente, l’espressione «radice feconda» ricorda che Maria è la radice di Jesse, il padre del re Davide. Si dice anche che Maria sia la porta del cielo perché nella teologia cristiana, il Sacro Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria sono come le porte del paradiso. La frase «per te la luce si è alzata sul mondo» si riferisce alla nascita di Gesù, che è la luce del mondo per coloro che credono in Lui. La preghiera fa riferimento alle qualità mediatrici della Vergine Maria, che viene religiosamente chiamata “Mediatrix”, poiché può implorare per l’umanità presso Dio. Infine, il versetto «Rallegrati, Vergine gloriosa», ricorda il «Gaude et laetare, Virgo Maria» del Regina Coeli“.Maria, è regina e signora degli angeli, per il suo ruolo del tutto speciale nella redenzione. Nel formulario per le Messe per la Vergine Maria in tempo di Avvento, al Prefazio viene detto: “Tu hai stabilito in Maria di Nazaret il culmine della storia del popolo eletto e l'inizio della Chiesa, per manifestare a tutte le genti che la salvezza viene da Israele e da quella stirpe prescelta scaturisce la tua nuova famiglia. È figlia di Adamo per la nascita colei che nella sua innocenza riparò la colpa di Eva; è discendente di Abramo per la fede colei che credendo divenne madre; è pianta della radice di lesse la Vergine dal cui grembo è germogliato il fiore Cristo Gesù salvatore del mondo”. In un trattato del cremonese Giovanni Battista Guarini del 1609 chiamato Della gierarchia, overo del sacro regno di Maria Vergine Madre d’Iddio e Reina del cielo, viene detto “Esaia profeta disse, che la verga e il fiore, Christo e MARIA VERGINE, dovevano nascere dalla medesima radice per mostrare, che la grandezza dell’uno e dell’altra doveva sorgere e nascere dall’istessa radice e dalla medesima causa dell’humiltà”. Vittorio Messori, nel suo Ipotesi su Maria, giustamente dice: “Con le incursioni cui si procede in questi capitoli, vorrei mostrare ciò che ho sperimentato: senza la radice di carne che è il corpo di quella Donna, tutto il mistero dell’Incarnazione finisce col perdere l’indispensabile materialità per farsi evanescente spiritualismo, moralismo sermoneggiante o, peggio, pericolosa ideologia”. Inoltre, nell’antifona di cui stiamo parlando, la Beata Vergine Maria viene definita come la porta “da cui sorse la luce del mondo”. Ricordiamo che nell’inno del IX secolo Ave Maris Stella, la Vergine Maria è definita felix coeli porta, felice porta del cielo. Cioè, se mettiamo insieme i due concetti, essa è porta con cui andiamo al cielo e porta con cui il cielo va sulla terra.
Nella seconda parte del breve testo, viene chiesto a Maria di rallegrarsi, perché essa fu prescelta in modo del tutto speciale da Dio. E proprio per questa sua elezione speciale la invochiamo perché essa possa supplicare Cristo per noi. Tra la prima e la seconda parte del testo, si nota una cesura, la salutazione a Maria nella prima parte si affida alla teologia presentandola con i concetti che abbiamo esposto in precedenza, ma nella seconda parte si affida più alle esaltazioni quasi estetica ed estatica delle virtù della Beata Vergine. Padre Donald H. Calloway, nel suo libro Under The Mantle, così dice della Beata Vergine: “Mary is the perfect spouse of God. Once again, if you or I could create our own spouse, we would create a spouse without any flaws or imperfections — one good and virtuous and worthy of praise. As a man, I would create a masterpiece of feminine beauty. She would be the woman of my dreams. Angels would bow down in her presence, and everyone would be subject to her, sing songs about her, and praise her loveliness and unique beauty. All darkness and demons would flee at her presence, and the very fragrance of her person would make grown men cry. My lady would be the best!”. Ecco, questa è la perfezione con cui noi pensiamo Dio ha immaginato Colei che sarebbe stata la madre di suo Figlio, Maria, la Vergine Maria.
Noi ci riferiamo a due melodie per quanto riguarda questa antifona, una elaborata e ricca di melismi e quella popolare. In quella elaborata, nel sesto modo, notiamo come gli “Ave“ vengano declamati quasi a sé stanti. È una melodia bella e nobile, piena di grande solennità e fascino. Nella melodia semplice, di probabile origine ottocentesca, nello stesso modo e sillabica, notiamo nella prima parte uno schema ABAC. Nella seconda parte la tessitura si sposta più nella quinta superiore al Fa finalis, piuttosto che nella regione del Tritus plagale (pur rimanendo in questo modo) con una particolare enfasi sulla frase finale, quasi che in quel momento il popolo orante potesse raccogliere tutte le proprie forze per invocare l’intercessione della Madre verso Nostro Signore.
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