domenica 15 marzo 2020

Se ora avete più tempo a casa, ascoltate il canto gregoriano

Voglio dare un suggerimento a credenti e non credenti: ora che il coronavirus ci costringe alla quarantena e abbiamo più tempo in casa, ascoltate il canto gregoriano. Anche se non credete, vi farà bene, perché il canto gregoriano non è semplicemente musica, ma è una via spirituale a Dio. Io spero che i non credenti la percorrano tutta ma già iniziare sarà importante.
Un articolo di Pino Pignatta su fondazionegraziottin.org dice a proposito: “Lasciatela vagare nel vostro intimo come un’onda che s’infrange, muore e ritorna. Come una risacca musicale che vi accompagna senza sosta anche a occhi chiusi. Lasciate che sia un “mantra” capace di riempire il silenzio della mente. È una musica che non è triste né allegra, ma al tempo stesso può essere triste o allegra perché è “modale”, cioè prodotta da una concatenazione precisa di toni e semitoni (i più famosi sono il “maggiore” e il “minore”, ma ne esistono moltissimi altri) che conferiscono all’atmosfera generale un tono cupo, gioioso o malinconico. Non è una musica che ha in sé i germi di una guarigione, che nasce per essere lenitiva, come una solare sinfonia mozartiana, o una zampillante melodia di Schubert. Ma può essere benissimo tutto questo, un balsamo, un sollievo, perché è un colloquio intimo con Dio, una confessione a tu per tu, un trovarsi faccia a faccia. È una preghiera articolata in suoni. Un’orazione da cantare non in modo formale, ma con devozione: come diceva san Paolo, «con il cuore». Sotto l’apparente “fissità” della monodia (una musica a una o più voci nella quale abbiamo una sola melodia), in realtà si muove un universo spirituale interiore che ha qualcosa di magmatico. E che per la particolare articolazione delle voci, per il loro timbro, ci interroga e intanto ci lascia un oceano di pace interiore. Ecco la nostra nuova “provocazione”: il Canto gregoriano. Si fa per dire nuova, perché ci scaraventa, letteralmente, indietro di oltre 1.500 anni. Dopo la “trasgressione “ di Alban Berg, che con il suo violino per un “Angelo” ci ha spinto verso le asprezze dodecafoniche dell’atonalità, la scorsa puntata abbiamo fatto una pausa ristoratrice alle fonti cristalline della musica di Brahms, custode severo della forma, baluardo contro ogni dissoluzione dell’arte e argine a quegli esploratori di terre musicali che il gigante di Amburgo già vedeva muoversi intorno a sé, non senza qualche brivido “armonico” lungo la schiena. Ora immaginate di fare un salto ritroso nel tempo. Di essere immersi in un silenzio dove non ci sono ancora note codificate, un’epoca storica nella quale nessuna delle musiche – classiche o leggere, colte o popolari – alle quali siete abituati, fatte di strumenti che accompagnano le voci o di più musicisti che suonano insieme, era ancora stata “inventata”. Un’epoca senza sinfonie, senza orchestre, senza quartetti o quintetti, senza violini o clarinetti, senza canzoni. E ora provate a immaginare d’essere ospiti in un monastero di clausura intorno al IX secolo, cioè verso l’800 dopo Cristo. Bene: quella che vi proponiamo questa settimana nel documentario tratto da YouTube – un affascinante viaggio tra i monaci dell’Abbazia francese di Solesmes – è la sola musica, diciamo “ufficiale”, che avreste sentito vivendo allora. E il monastero, l’unico luogo in cui era possibile ascoltarla. Se pensate che la musica (intesa come la conosciamo noi da quando siamo nati) sia sempre esistita, vi domanderete perché. Semplice: dopo la caduta dell’impero romano, durante il 400 dopo Cristo, a poco a poco la Chiesa estende la propria influenza in tutta Europa; e per molto tempo – almeno cinque secoli, sino a quando compaiono in Francia i trovatori e i trovieri che diffondono i canti profani – la musica è soprattutto religiosa: è utilizzata esclusivamente per scopi liturgici, spirituali”. In effetti, la musica è nata come musica sacra e poi si è profanizzata. Ma all’inizio era un modo per parlare a Dio.
Enzo Crotti su musica-spirito.it ci parla del potere terapeutico del canto gregoriano: “Il canto accompagna da sempre la vita dell’uomo ed è utilizzato per molti importanti eventi della sua vita sociale, tra cui matrimoni e cerimonie religiose. Il Dott. Tomatis ha a lungo studiato l’importanza dell’ascolto e le funzioni dell’orecchio umano, evidenziando l’importanza terapeutica della musica. Tramite una delle sue esperienze, possiamo capire la grande utilità del canto per una comunità religiosa. Il canto gregoriano è un canto religioso tradizionalmente eseguito dalle comunità di monaci benedettini, ma dopo il Secondo Concilio Vaticano molti vescovi e abati sminuirono la sua importanza a favore di un canto più leggero e pop. In particolare Tomatis fu contattato da un monastero in cui l’abate aveva deciso che, le numerose ore dedicate alla pratica del canto gregoriano da parte dei monaci non erano necessarie. In breve tempo i monaci cominciarono a manifestare stanchezza e depressione a causa del rigoroso programma di lavoro e preghiera. Furono contattati medici che però non trovarono una soluzione, correlando i problemi alla dieta vegetariana dei monaci. Anche dopo aver variato la dieta i risultati non arrivarono, fino a quando non fu chiamato il Dott. Tomatis. Appena seppe che era stata interrotta la pratica del canto gregoriano, capì che questo poteva essere la causa del problema.  Senza il suo effetto terapeutico e rigenerativo, i monaci non avevano l’energia e la forza necessarie per sostenere la vita rigorosa che la comunità religiosa richiedeva. Una volta ristabilito il canto quotidiano, i problemi cessarono e il monastero tornò alla regolarità”. Vero o non vero, si può fare esperienza del fatto che il canto gregoriano ha veramente un potere rilassante, a parte il suo fondamentale scopo di essere preghiera.
Tempo fa ero in una comunità monastica e ho recitato un’ora liturgica con loro. Ad un certo punto hanno cantato l’inno in canto gregoriano, ed era così bello e spirituale che non potevo fare a meno di chiedermi: perché abbiamo perso tutto questo? Chi lo ha chiesto?

Ecco, ora che avete più tempo, andate su You Tube e date fondo alle centinaia di migliaia di video che vi troverete sul canto gregoriano. Non ve ne pentirete.

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