È vero, abbiamo bisogno della bellezza. Ma essa anche ci spaventa, ci imbarazza… Specialmente al nostro tempo la viviamo male, la viviamo come qualcosa che ci spaventa, ci turba e ci mette timore. Eppure non ne possiamo fare a meno, anzi non ne dobbiamo fare a meno. Da cosa è dovuto questo timore, questo spavento, questo turbamento? Dovremmo allora affrontare il problema della bellezza contemplata e desiderata.
Riflettiamo su questa frase: “Tra tutte le perfezioni divine, quella che rende più facile e spedito l’esercizio di trascendenza è la bellezza” (Roberto de Mattei, Plinio Corrèa de Oliveira, apostolo di Fatima, Profeta del regno di Maria). Cioè, la bellezza è il linguaggio con cui Dio ci parla. Nella bellezza noi abbiamo due elementi importanti che descrivono il nostro atteggiamento: uno è quello della contemplazione e l’altro è quello del desiderio. Non possiamo dire che uno sia male e l’altro sia bene, sono semplicemente due particolari prospettive con cui noi ci poniamo nei confronti della bellezza. Alcuni tipi di bellezza vanno solo apparentemente contemplati, noi non proviamo desiderio, o almeno così crediamo. Anche qui, bisognerebbe specificare di che tipo di desiderio stiamo parlando. Ma ci torneremo dopo. Comunque, di fronte alla bellezza di un tramonto, non proviamo il desiderio di possesso perché non possiamo possedere un tramonto. Di fronte alla bellezza di un altro essere umano possiamo provare anche desiderio. Bisogna chiarire, che il desiderio che un uomo prova di fronte a una bella donna (ovviamente parlo della prospettiva maschile che mi è più conosciuta) non è soltanto quello sessuale (che del resto è inscritto nelle leggi della natura) ma è anche quello di stare vicino a una persona che ha un aspetto piacevole…Bisogna ben riflettere su questo. A volte mi capita di parlare con alcune ragazze o donne che mi descrivono alcune loro amicizie maschili dicendomi che la persona di sesso maschile avrebbe detto che lui non fa pensieri di quel tipo intimo, ma cerca soltanto l’amicizia… Io sono molto sospettoso quando vengono fatte queste dichiarazioni, e anzi dico alle gentili signori di preoccuparsi alquanto, perché o l’uomo le trova repellenti o le sta ingannando. Personalmente, questo potrà scandalizzare, non ho mai creduto nell’amicizia tra uomini e donne a meno che non ci si trovi repellenti dall’una o dall’altra parte o nelle situazioni migliori, da tutte e due le parti. Però, visto che la repellenza non è una qualità che ci si augura o che si augura agli altri, quando si è in una situazione di forte vicinanza fra due persone di sesso opposto gradevoli, c’è la tensione del desiderio. Un desiderio che, lo voglio ripetere, non è soltanto sessuale, ma anche quello di godere della presenza dell’altra persona nella propria vita. Come vediamo, le dinamiche di contemplazione e desiderio non sono poi così nettamente separate.
Bisogna stare molto attenti a coloro che fanno professione di spiritualismo e mostrano un disinteresse per l’altro sesso sotto il punto di vista della dinamica contemplazione-desiderio perché quasi sempre c’è qualche problema che si agita sotto sotto.
Un pensatore profondo come il monaco Thomas Merton ci dice una cosa importante: “Alcuni uomini sembrano credere che un santo non possa dimostrare interesse per le cose create. Immaginano che qualsiasi reazione spontanea, o qualsiasi forma di godimento, sia appagamento peccaminoso della «natura corrotta». Credono che essere «soprannaturale» significa soffocare ogni spontaneità con qualche cliché o con riferimenti arbitrari a Dio. Lo scopo di questi cliché è, per così dire, di tenere a distanza ogni cosa, di frustrare ogni reazione spontanea, di esorcizzare ogni senso di colpevolezza. O forse di coltivare questi sentimenti! Ci si chiede, qualche volta, se una simile moralità non sia dopotutto amore per la colpa. Queste persone ritengono che la vita di un santo non possa essere che una lotta continua contro il senso di colpevolezza, che un santo non possa bere neppure un bicchiere d’acqua fresca senza fare un atto di contrizione per essersi dissetato, quasi che questo fosse un peccato mortale. Come se per i santi l’esser sensibile alla bellezza, alla bontà, a ciò che è piacevole, fosse offesa a Dio. Come se il santo non potesse mai permettersi di godere di qualche altra cosa all’infuori della preghiera e dei suoi atti di pietà interiori” (Semi di contemplazione). Questo testo va a letto con grande attenzione, perché dice una grande verità. Coloro che pretendono una “purezza“ ostentando un’astensione completa da certi piaceri terreni, del resto donatici da Dio, sono da guardare con grande sospetto. Preferisco un uomo che cade ad un altro che fa finta di stare in piedi.
La dinamica di desiderio e contemplazione ci offre altri elementi di riflessione. Ci sono coloro che si perdono nel desiderio della contemplazione, nel senso che la loro ricerca di spiritualità diviene un elemento che li corrompe e li perde perché basata su elementi malati. Diviene il tarlo che invece che elevarli li butta ancora più giù. Poi ci sono gli altri che si perdono nella contemplazione del desiderio, cioè questo movimento dell’essere verso qualcosa diviene a sua volta ossessivo proprio perché schiavo di meccanismi e ideologie che non lo rendono libero. Oggi, siamo senz’altro schiavi di questa contemplazione del desiderio, del desiderio reso immorale anche laddove non lo è.
La bellezza, si dibatte in queste dinamiche. La bellezza, suo malgrado, è il regno dell’ipocrisia, è dove questa qualità, che ha anche dei lati buoni, dà purtroppo il suo peggio. È anche un topos letterario, quello della persona che si presenta come altamente spirituale ma che in realtà è vuota e arida dentro. E pure noi ci dobbiamo innalzare da queste pastoie, e riscoprire come nella bellezza le dinamiche di desiderio e contemplazione siano le due ali che ci aiutano ad elevarci a bellezze molto più grandi. Perché è vero che è un tramonto non ci richiama ad una certa forma di desiderio sensuale, ma ci può evocare altri tipi di desiderio, quello della pace, della serenità, della quiete. Ed è tanto naturale che io provo queste sensazioni come che io provi altri tipi di desiderio nei confronti dell’altro sesso. Poi, subentrando regole di vario tipo (religiose, morali, etiche, culturali…), posso decidere di dare corso a quel mio desiderio o di astenermene. Ma questo è un altro problema.
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