Esiste nella nostra epoca un’idea per cui la bellezza fisica sia qualcosa di cui quasi vergognarsi, che essa non sia importante a scapito di una “bellezza interiore“. A parte che due cose non sono in contrasto, io credo che invece la bellezza fisica sia un dono che debba essere considerato come tale e apprezzato sia da chi lo possiede che da chi lo contempla. Tutta questa paura della bellezza esteriore io non la capisco. Un tempo essa veniva esibita, specie da parte delle donne nei confronti degli uomini. Era peggio? Non mi sembra. Ancora oggi dai barbieri ci sono calendari dove belle ragazze mettono in mostra le loro generose forme. Lasciando per un attimo perdere il dato morale, è comunque un modo per esaltare la bellezza dei corpi umani e la loro mutua attrazione.
In un discorso del 1958, anche Pio XII affermava: “La bellezza fisica dell’uomo, manifestata principalmente dal volto, è in se stessa un bene, quantunque subordinato ad altri beni superiori, e pertanto pregevole e desiderabile. Essa è, infatti, un’impronta della bellezza del Creatore, perfezione del composto umano, normale sintomo della sanità fisica. Quasi muto linguaggio dell’anima, da tutti intelligibile, la bellezza è ordinata a esprimere all’esterno i pregi interiori dello spirito, poiché, come insegna l’Angelico Dottore, il fine prossimo del corpo è l’anima ragionevole; perciò, in tanto esso può dirsi perfetto, in quanto possiede tutti i requisiti che lo rendono strumento atto dell’anima e delle sue operazioni (cf. STh I, q. 91, a. 3). (...) Ora, non vi è dubbio che il cristianesimo e la sua morale non hanno mai condannato, come illecita in sé, la stima e la cura ordinata della bellezza fisica” (Pio XII, 1958 in Maurizio Faggioni, La maschera e il volto). Nella saggezza tradizionale della Chiesa la bellezza fisica non veniva demonizzata, ma veniva subordinata, come è logico per chi ha fede, alla bellezza dell’anima. Quindi essa non era negativa ma era soltanto da vedere in una prospettiva di fede. Quindi, la bellezza anche da una prospettiva cristiana è vista come un valore. È vero che a volte sleghiamo la bellezza dal suo fine soprannaturale, ma quello che qui ci importa è affermare come la bellezza fosse vista anche dalla Chiesa come un valore.
Del resto anche i teologi medioevali non rifuggivano dalla bellezza sensibile: “Et revera etiam corporales genas alicujus ita grata videas venustate refertas, ut ipsa exterior facies intuentium animos reficere possit, et de interiori quam innuit cibare gratia (E infatti tu vedi che le gote di una persona sono così piene di graziosa leggiadria che l’aspetto esteriore può ravvivare gli animi di coloro che le guardano e può cibarli della grazia interiore di cui esso è segno; Gilberto di Hoyland, Sermones in Canticum Salomonis 25, PL 184, col. 125 in U. Eco, Arte e bellezza nell’estetica medievale). Insomma, la stessa prospettiva di Pio XII. Pensare che il medioevo fosse anti estetico è una contraddizione: “Il pensare al Medioevo come all’epoca della negazione moralistica del bello sensibile indica, oltre che una superficiale conoscenza dei testi, una incomprensione fondamentale della mentalità medievale. Un esempio chiarificatore lo si ha proprio osservando l’atteggiamento manifestato di fronte alla bellezza dai mistici e dai rigoristi. I moralisti e gli asceti, sotto ogni latitudine, non sono certo individui che non avvertano l’attrattiva delle gioie terrene: sentono anzi tali sollecitazioni in misura più intensa di altri e proprio su questo contrasto tra la reattività al terrestre e la tensione al soprannaturale si fonda il dramma della disciplina ascetica. Quando poi tale disciplina abbia raggiunto il suo fine, allora il mistico e l’asceta trovano nella pace dei sensi ridotti a controllo la possibilità di guardare con occhio sereno le cose del mondo: e le possono valutare con una indulgenza che la febbre della lotta ascetica inibiva loro. Ora rigorismo e mistica medievale ci offrono numerosi esempi di questi due atteggiamenti psicologici, e con essi una serie di documenti interessantissimi sulla sensibilità estetica del tempo” (Umberto Eco, Arte e bellezza nell’estetica medievale). Insomma, l’attrattiva della bellezza è sempre stata viva.
Questa fobia della bellezza fisica è veramente una contraddizione, un qualcosa che dovrebbe farci pensare sullo stato di degrado e di declino della nostra civiltà. Alcuni, come vedremo in seguito, parlano anche di “malattia della bellezza“, qualcosa che dovrebbe fare accapponare la pelle soltanto a pronunciarla. La bellezza è qualcosa che va celebrata anche se è vero che alcuni la possono vivere in modo superficiale come del resto vale per altre qualità fisiche e morali. Ma senza di essa il mondo è enormemente più povero.