mercoledì 20 gennaio 2021

Una bellezza rifiutata


Oggi, non c’è dubbio, viviamo una crisi della bellezza. Vedremo anche in seguito come la stessa bellezza viene non sempre direttamente rifiutata, ma viene spesso colpevolizzata. Questo riguarda soprattutto la bellezza degli esseri umani, nelle donne, in cui questa qualità viene vissuta quasi come fosse una colpa. Ne parleremo in seguito ma voglio anticipare qualcosa. Se una donna chirurgo viene promossa perché è una bellissima donna in effetti sarebbe un problema se a questo non è unito anche il necessario bagaglio tecnico per cui l’avanzamento può essere giustificato, se un’attrice ha successo perché è una bellissima donna io penso sia molto più sensato in quanto l’apparenza per un’attrice non è certamente un fattore secondario; certo se deve recitare Anton Checov sarebbe un problema. Ma di questo tema parleremo in seguito.

Leggiamo ora quanto segue: “La crisi della teologia moderna, dunque, è originata dalla perdita del senso del bello; ma questo non significa che la bellezza sia annientata dalla tecnologia e dall’esasperato laicismo positivista o storicista: essa è soltanto smarrita o dimenticata nei labirinti della modernità, oppure, ancora, occultata dal brutto e dalla volgarità dilagante. Come, allora, riportare la bellezza nel mondo? Perché riportare la bellezza nel mondo significa anche riportare Dio nel mondo” (Stefano Zecchi, L’artista armato). È molto importante quello che dice l’illustre professore di estetica, rifiutare la bellezza e anche rifiutare Dio, che è principio di ogni  bellezza. In questa bellezza non possiamo fare a meno di includere anche la bellezza degli esseri umani, uomini e donne, per cui la bellezza è un dono che va valutato come tale, per cui va reso grazie e non va di certo rifiutato o deriso.

Riportare la bellezza nel mondo significa riportare anche Dio nel mondo, vogliamo ripeterlo ancora: la bellezza umana, come detto, la bellezza dell’arte, la bellezza naturale e via dicendo. La bellezza dovrebbe essere l’orizzonte della nostra vita e della nostra riflessione perché essa ci fa bene, ci fa stare bene, ci fa sentire completi e soddisfatti. Siamo invece spesso costretti ad abitare nell’utile e questo alla lunga non ci fa bene. Dobbiamo sentirci in colpa di provare sensazioni per la bellezza di qualcuna o di qualcuno o di qualcosa. Questa è una deriva molto pericolosa che dovremo combattere con tutte le nostre forze ma esiste l’armata del politically correct e del buonismo che è molto più potente di tutte le nostre forze messe insieme, almeno per il momento. Bisognerebbe essere guerrieri della bellezza e per la bellezza, persone che la cercano senza posa perché dietro essa o forse in essa si nasconde l’impronta divina, confusa ma sempre presente.



















































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