giovedì 3 dicembre 2020

Bellezza? Una strana parola

 


Fino ad ora abbiamo fatto una incursione nel mondo della bellezza, un’incursione che abbiamo visto essere molto affascinante ma anche molto complicata. Non dobbiamo credere che la bellezza sia soltanto qualcosa di neutro e benefico per noi, certamente non possiamo farne a meno ma dobbiamo a volte anche saperla maneggiare proprio per non far diventare qualcosa che è una risorsa importante nella nostra vita quasi un pericolo. Bisogna saper usare la bellezza senza abusare. Ma i problemi con la bellezza partono proprio dalla parola, “bellezza”.

Philippe Daverio in una conferenza disponibile su You Tube faceva un viaggio affascinante nel mondo etimologico della parola “bellezza”. In effetti gli antichi se una donna era graziosa la definivano pulchra mentre l’uomo bello era formosus. Questo “bello” non c’era. Ma ci torneremo. Per gli antichi la bellezza maschile era legata alla forza, al grado di eroicità, mentre quella femminile era legata appunto alla grazia, a quelle caratteristiche non solo fisiche che erano le esaltazione di quella che poi verrà definita “femminilità“. Leggiamo nell’Iliade: “E come quando i guardiani di capre senza fatica dividono i numerosi greggi che si sono mescolati nel pascolo, così i capitani da una parte e dall’altra schieravano gli uomini per la battaglia, e in mezzo a loro stava Agamennone, nella testa e nel volto simile a Zeus signore del fulmine, simile ad Ares nella figura, a Poseidone nel petto. Come il toro che nella mandria si distingue su tutte le bestie, spicca tra le vacche intorno riunite; tale era il figlio di Atreo, quel giorno, per volere di Zeus, fra tutti gli eroi eminente ed eccelso”. La bellezza del capo Agamennone viene descritta come esaltazione della sua forza. È bello perché è forte. E in Omero questa unione fra bellezza e forza si trova costantemente, vengono descritte le bellissime armi, le bellissime armature, i corpi scultorei. Insomma, questa unione era costante e dava senso anche all’idea ben definita delle caratteristiche dell’uomo e di quelle della donna.

Poi nel medioevo abbiamo questo “bello”, che alcuni fanno derivare da benulus (unito al significato di “bene” su cui ritorneremo) che significava prima “confacente” e poi passerà a significare “ben proporzionato”. Io ci vedo anche il bellum di “guerra”, che lo ricollega all’idea della bellezza come forza. Passerà all’italiano, al francese, all’inglese (ma come beautiful, cioè pieno di qualcosa che non gli appartiene), mentre gli spagnoli avranno per gli uomini hermoso e per le donne linda. Quindi sono più vicini alla classicità latina. I tedeschi hanno schön, che deriva dalla lingua alto tedesca schoene. Vediamo che c’è sempre questa dinamica fra il bello come qualcosa da contemplare e il bello come qualcosa di utile, cioè il bello della persona forte che può proteggere e dalla persona aggraziata che può essere una buona candidata per un matrimonio. Questa dinamica è molto importante e non va certamente evitata. Infatti la troveremo sempre più mano mano che ci addentriamo in questo viaggio nel mondo della bellezza, un viaggio che ci riservi ancora tante sorprese.


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