Viviamo in un tempo in cui la natura di quello che siamo è tradito, non solo, viene deturpato con la pretesa di assecondarlo. La depressione della mascolinità nel nostro vissuto sociale e il travisamento di quello che è femminile, offrono una visione dell’umano che è del tutto sottosopra. Romano Amerio, nel suo bellissimo Iota Unum, così diceva: “L’uomo può perfezionare qualche parte della sua natura senza con ciò perfezionare la sua persona. Può, per esempio, perfezionare la sua sanità, la sua agilità fisica, la sua conoscenza delle cose, la sua potenza trasformatrice dei corpi senza con questo perfezionare la propria persona, senza cioè sviluppare il principio morale; può, come pur si riconosce e si lamenta, avanzare negli andamenti di quello che oggi si denomina simpliciter il progresso e tuttavia essere inerte e vizioso nella parte personale“. In effetti, quello che viene detto da questo grande pensatore, sembra proprio quello che sta accadendo nella nostra società. Avanziamo così tanto nella scienza da poter allungare la nostra vita, essere più sani, avere più capacità di conoscenza, ma in realtà quella natura che crediamo di esaltare, la deprimiamo nelle nostre persone, negandone il suo principio fondante. Basta vedere, come viene considerata oramai la questione del rapporto fra i sessi, sempre più complesso, sempre più regolato da norme giuridiche piuttosto che da convenienze sentimentali.
Il pensatore già citato ci dice che “la civiltà contemporanea perfeziona nell’uomo la natura, ma lascia incolto il principio personale di lui”. In effetti questo è molto interessante, in quanto si fa credere all’uomo di essere onnipotente, ma la sua onnipotenza è costruita su un trono d’argilla. Romano Amerio, ancora ci dice: “Lo scambio tra natura e persona è l’errore che partorisce la somatolatria, la glorificazione dello sport, la esaltazione dei diritti (divenuti cosa in sé, mentre derivano dal dovere morale), la dossologia delle invenzioni meccaniche, l’ammirazione inconsulta per la ricchezza e la potenza, e insomma il culto della città terrestre il cui fine diventa appunto l’ingrandimento della natura umana ad omne possibile“. Già, la civitas Dei agoatiniana, viene tenuta in disparte, come essa fosse cosa di poca importanza. Questa esaltazione delle possibilità dell’umano però, si scontra con la finitezza insita nella nostra condizione. Quindi, negare la propria natura credendo di affermarla non ci fa nessun bene, anzi è un rinnegare noi stessi.
Lo scrittore Corrado Gnerre, nel suo libro La rivoluzione nell’uomo, dice: “La filosofia di Marx costituisce il compimento del pensiero moderno. Ora tanto il pensiero moderno quanto quello marxista si sono costruiti in alternativa e in opposizione al pensiero naturale e cristiano. Per cui, per meglio capire cosa afferma il pensiero moderno e quali sono stati i suoi passaggi fondamentali, dobbiamo conoscere le caratteristiche più importanti del pensiero naturale e cristiano. La prima convinzione è legata alla conoscenza: la dipendenza della nostra intelligenza dalla realtà da conoscere. La seconda convinzione è di carattere morale. Esistono il bene e il male, il bene non può essere confuso con il male e il male con il bene, il bene deve essere ricercato e il male rifiutato. Queste due convinzioni esprimono chiaramente che tutto è nella prospettiva della dipendenza. Ovvero l’uomo non può pretendere da solo di decidere cosa sia vero e cosa sia buono”. Ed è invece esattamente quello che l’uomo sta facendo, è artefice di se stesso. Gnerre prosegue: “Il pensiero moderno potrebbe essere sintetizzato in un elemento particolare: la demolizione della sottomissione all’oggetto. La corrente in cui questa demolizione si è realizzata pienamente è stata l’idealismo. L’idealismo è lo spirito umano che vive nelle sue proprie costruzioni, senza dipendere da alcuna realtà così come essa è“.
Noi siamo tutti figli di questa cultura anti umana, di una cultura che nega la natura perché in fondo nega Dio. Infatti come abbiamo detto, in realtà si pensa di esaltare la propria natura, aumentandone certe possibilità, legate alla sfera materiale e fisica. Ma dal punto di vista morale si deprime tutto. Badate bene, che per me la morale non è il moralismo, cosa che è veramente lontana dalla mia formazione. Si è anche messo in discussione la “qualità del peccato“. Cosa intendo? Si promuovono tutti quei comportamenti che portano a peccare in modo anti naturale mentre si denunciano come “innaturali” mancanze che invece sono solo carenze inscritte nell’ordine naturale (pensiamo a quelle del cibo e del sesso). Viviamo in un mondo all’incontrario e ne stiamo già pagando il prezzo.
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