In molte delle nostre città italiane, specialmente nei centri storici, ci sono delle edicole mariane, quelle immagini della Vergine Maria che vengono fissate su palazzi ed edifici per richiamare la devozione dei passanti. Ora, queste edicole a volte contengono anche l’immagine di altri santi, come sant’Antonio o santa Rita, ma la Beata Vergine Maria è la presenza preponderante. Molti anni fa ero in contatto con Mons. Dante Balboni, ed egli aveva dedicato vari studi, e forse anche qualche pubblicazione, proprio al tema delle edicole mariane. Quindi me ne parlava con grande trasporto, specialmente perché a Roma esse sono praticamente ovunque, alcune molto semplici, altre molto elaborate ed artistiche.
Io penso sia bello che la presenza della Vergine Maria, presenza materna, ci venga richiamata nei percorsi delle nostre strade, dandoci il tempo per elevare un pensiero, una giaculatoria (dal latino iaculatoria, che dà l’idea di lanciare qualcosa verso il cielo), per mettere le nostre pene quotidiane nelle mani della Madre celeste. In Via dell’Arco della Ciambella a Roma, vicino a Largo Argentina, ne esiste una davanti a cui mi soffermo spesso, con una preghiera incisa sotto l’immagine. Questa Madonna era tra quelle che avevano pianto per via dell’invasione napoleonica a Roma, quindi Madonna miracolosa. La preghiera sotto l’immagine recita: “T’innalza o Vergine casti pensieri chi pensa e medita ne’ tuoi misteri; e tu nell’anima gli accendi amore allor che ingenuo ei t’offre il core”. In realtà l’immagine che si osserva ora è una copia ottocentesca dell’immagine originale, che fu portata via dalla famiglia che era custode di questa edicola e per cui organizzava una solenne festa.
Salutare la Madonna nelle edicole mariane è un uso che bisognerebbe tornare ad osservare, anche con un semplice Ave o con un Nos cum prole pia. Nel sito della sovrintendenza di Roma c’è una descrizione, forse curiosa, che voglio riportare: “Segno dell'emotività religiosa popolare, le edicole sacre costituiscono piccoli spazi sacri, testimonianza di una religiosità a cui ci si raccomanda, a cui si chiede la soluzione di problemi esistenziali privati, come testimoniano gli ex voto offerti in dono dai fedeli. Destinate a rassicurare la dimensione soggettiva, assolvono anche al bisogno collettivo di controllare e stabilizzare lo spazio della comunità, allo scopo di salvaguardarla dai rischi del mondo esterno: ne sono un esempio le edicole collocate in prossimità delle porte delle mura urbane o quelle realizzate soprattutto durante e dopo la seconda guerra mondiale. Non a caso l’immagine che campeggia con maggior frequenza è quella della Madonna, espressione e simbolo di una protezione di tipo universalistico. Sospese tra opera d’arte ed elemento di arredo urbano, le edicole sacre risultano elementi di grande complessità per essere costituite da materiali diversi: tele, affreschi, tavole, stucchi, terracotte, marmi ed anche metalli e legno impiegati soprattutto per coperture e baldacchini. Caratterizzate dalla presenza al loro interno di una immagine sacra, le forme variano dal semplice medaglione con cornice in stucco a composizioni elaborate e scenografiche, soprattutto di epoca barocca, che comprendono anche elementi architettonici e scultorei (putti, cherubini, ecc.). Nel gran mare di segni che la storia ha disseminato in Roma, le edicole sacre possono apparire un fenomeno secondario e minore almeno a livello di presenza architettonica ed artistica e di arredo urbano, anche se alcune di esse risultano opera di artisti famosi come il Sangallo e Perin del Vaga, e di altri meno conosciuti, ma ugualmente impegnati nelle realizzazioni artistiche della città come Bicchierari, Berrettoni e Moderati. La maggior parte delle edicole sacre risale ai secoli XVII e XVIII, quando garantivano coi loro lumi accesi l'unica illuminazione notturna della città. Nella seconda metà dell'Ottocento lo sviluppo edilizio ha comportato, insieme alla trasformazione degli immobili, anche quella delle edicole, intese più come elementi decorativi di facciate che come oggetti artistici autonomi. Si trattava sempre comunque di realizzazioni coerenti con le architetture; solo ai nostri giorni si assiste spesso, nei casi di rinnovata devozione, alla mancanza di ogni collegamento tra l'architettura e la struttura dell'edicola sacra, in particolare nelle aree periferiche della città”. Interessante il riferimento all’emotività religiosa delle persone. Penso in realtà che, come anche detto nella descrizione, queste edicole siano un elemento di stabilità personale e quindi sociale, perché richiamano la nostra esistenza quotidiana al suo rapporto con la dimensione soprannaturale.
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