In questi giorni si parla quasi esclusivamente dell’epidemia che sta attanagliando il mondo. Ma un’altra notizia ha anche catturato la mia attenzione. Riguarda Jean Vanier (1928-2019), fondatore della Comunità dell’Arca per l’assistenza alle persone con disabilità, figura di grande rilievo nel cattolicesimo del secolo passato ed attuale, accusato (in una inchiesta commissionata dalla sua stessa Comunità) di abusi sessuali su alcune donne nel corso di accompagnamenti spirituali. Stesso destino era toccato al cofondatore della Comunità, il domenicano Thomas Philippe. Avvenire così riporta: “Erano stati i leader della comunità de L’Arche (questo il nome in francese di questa istituzione presente anche in Italia a Roma, Cagliari e Bologna e nota in tutto il mondo per accogliere le persone con disabilità intellettive in tutto il mondo) a rendere pubbliche le conclusioni dell’inchiesta da loro affidata a un organismo esterno e indipendente. Da questa indagine emerge che le donne aggredite sessualmente da Thomas Philippe hanno raccontato anche abusi sessuali commessi da Jean Vanier, «generalmente nell’ambito di un accompagnamento spirituale». Nella nota, i vescovi di Francia esprimono la loro fiducia nelle comunità de “L’Arche” che ha la sua sede centrale a Parigi, e soprattutto «la loro stima per i responsabili di questa istituzione che hanno preso sul serio la testimonianza ricevuta» dalle vittime. «I vescovi ringraziano i leader dell’associazioni per averli informati» e ribadiscono che «alla fine di questa indagine, non c’è nulla che indichi che le persone disabili siano state vittime di atti inappropriati da parte di Jean Vanier». La Conferenza dei vescovi di Francia (Cef) collaborerà con la Conferenza dei religiosi di Francia, con l’Ordine dei frati predicatori e la Congregazione dei Fratelli di San Giovanni «per continuare la necessaria opera di chiarimento» sul padre domenicano Thomas Philippe, morto nel 1993, e già riconosciuto responsabile di abusi nel 1956”. Ora, come comportarsi di fronte a rivelazioni del genere? Immagino sia simile alla sensazione provata dai Legionari di Cristo davanti alle rivelazioni sul loro fondatore, di magnitudine certamente molto più ampia.
Il comportamento del fondatore, non può togliere il bene che può essere stato fatto attraverso la comunità. Questo vale naturalmente per tutte quelle istituzioni religiose o civili che si trovano a dover far fronte ai comportamenti immorali dei loro fondatori, a cui certamente devono comunque tanto. Bisogna saper capire che la grazia lavora anche malgrado i nostri comportamenti scorretti. Siamo in fondo tutti peccatori, su questo c’è poco da dire. Bisogna avere la capacità di distinguere tra il bene che è stato fatto e le imperfezioni, anche gravi, di chi ha originato quei meccanismi che quel bene hanno permesso. Io non conosco nel dettaglio la vicenda di Jean Vanier e non saprei dire cosa sono quegli “abusi sessuali” di cui si parla. Proprio in questi giorni si parla anche del caso del produttore americano Harvey Weinstein, riconosciuto colpevole di violenza sessuale e in attesa di conoscere l’entità della sua condanna. Bisogna essere certamente chiari: quando viene perpetrata una violenza, questa va condannata. Nessuno deve essere costretto a fare qualcosa che non vuole fare. Poi, ci sono quelle situazioni in cui si accettano certi scambi anche di natura sessuale per poi ripensarci. Su questo, ci sono varie interpretazioni. Come ho detto, io non conosco la natura degli abusi sessuali di cui Jean Vanier è accusato e immagino essi siano gravi, non siano state relazioni sessuali consensuali e quindi non imputabili. Ma, malgrado questo, dobbiamo cercare di proteggere le opere dall’indegnità dei fondatori (tranne nel caso che queste opere siano il prodotto diretto di questa indegnità, ma non stiamo parlando di questo).
Il filosofo Romano Amerio ben diceva: “Perciò gli uomini che appartengono alla Chiesa predicano sempre una dottrina superiore ai loro fatti. Nessuno può predicare sé stesso, sempre deficiente e prevaricatore, ma soltanto reinsegnare la dottrina insegnata dall’uomo-Dio, anzi la persona stessa dell’uomo-Dio. Anche la verità dunque è un costitutivo della santità della Chiesa perpetuamente attaccata al Verbo e perpetuamente contraddicente alla corruttela, compresa la propria“. Ecco, questa è una verità profonda. Nessuno predica mai se stesso, quando ha capito veramente bene l’essenza della dottrina cattolica. Se uno predica se stesso, allora tutte le sue opere crolleranno con lui. Ma bisogna stare attenti, nel non identificare in alcune persone quello che deve trovare sempre l’ultima sua ragione in una origine soprannaturale.
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