Il 3 febbraio la Chiesa ricorda la festa di San Biagio. Questa festa è importante anche per un motivo molto particolare, perché San Biagio è considerato il protettore per i problemi alla gola. Questo ci fa pensare all’importanza della nostra voce, al dono grande che abbiamo avendo la possibilità di poter comunicare con questo mezzo straordinario, un mezzo che non solo ci permette di poter parlare con chiunque, ma anche di poter cantare, cioè esprimere con ancora più efficacia quello che abbiamo dentro. La voce, è anche mezzo per lodare Dio, che è un qualcosa che non dovremmo mai dimenticare. Allora oggi, in mattinata, mi sono recato in una bella basilica romana e ho chiesto a un sacerdote che mi conosce da quando sono adolescente, di darmi una speciale benedizione alla gola, visto che essa è sede di tanti organi importanti, come per esempio la tiroide, delle cui patologie soffrono tantissime persone, se non sbaglio una su dieci nel nostro paese. Spero molti seguiranno il mio esempio.
Pietro Barbini su Zenit, ripreso su santiebeati.it, informa come segue: “Poco si conosce della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica. Notizie biografiche sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente). Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”. Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica. È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto). Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del Santo. Chi usa, come a Milano, festeggiare in famiglia mangiando i resti dei panettoni avanzati appositamente a Natale, e chi prepara dei dolci tipici con forme particolari, che ricordano il santo, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. A Lanzara, una frazione della provincia di Salerno, per esempio, è tradizione mangiare la famosa “polpetta di San Biagio”. Nella città di Salemi, invece, si narra che nel 1542 il Santo salvò la popolazione da una grave carestia, causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne, intercedendo ed esaudendo le preghiere del popolo che invocava il suo aiuto (san Biagio, infatti, oltre che essere protettore dei “mali della gola” è anche protettore delle messi); da quel giorno a Salemi, ogni anno il 3 di febbraio, si festeggia il Santo preparando i cosiddetti “cavadduzzi”, letteralmente “cavallette”, per ricordare il miracolo, e i “caddureddi” (la cui forma rappresenta la “gola”), che sono dei piccoli pani preparati con acqua e farina, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. Dal 2008 inoltre, sempre a Salemi, viene organizzata, con la collaborazione di tutte le scuole e associazioni della città, una spettacolare rappresentazione del “miracolo delle cavallette” che si conclude con l’arrivo alla chiesa del Santo per deporre i doni e farsi benedire le “gole””.
A Roma, ci sono due chiese che ci offrono la memoria di questo santo, una è in via Giulia e si chiama San Biagio degli armeni o San Biagio della pagnotta, per il dono dei piccoli pani che vengono fatti nel giorno della festa del santo. Poi abbiamo la chiesa di San Biagio e Carlo ai Catinari, molto vicina al largo Argentina. In questa chiesa si conserva una reliquia di San Biagio, un osso, con cui viene data la benedizione nel giorno della festa del santo.
Dovremmo sempre molto riflettere sul dono della voce, pensare a cosa sarebbe se non potessimo parlare, se non potessimo comunicare. Quindi, almeno nel giorno della festa di San Biagio, dovremmo pensare a tutti coloro che per motivi vari non possono parlare, pregare per loro e per la pace nella loro esistenza. La voce è un fatto meccanico, fisiologico, attraverso il quale viene prodotto il suono; ma ricordiamo che l’elemento spirituale che ispira quello meccanico è sicuramente il più importante. Non importa che possiamo parlare, importa il perché dobbiamo parlare. Anche San Benedetto ci dice che la mente deve concordarsi con quello che la voce sta cantando; cerchiamo di non dimenticarlo mai.
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