martedì 12 maggio 2020

3 ragioni per cui un laico potrebbe guidare la congregazione per il culto divino (e 1, ma importante, per cui è meglio di no)

In questi giorni ho letto da qualche parte della proposta per cui il successore del Cardinale Robert Sarah alla guida della congregazione per il culto divino, quando il prelato andrà in pensione, potrebbe essere un laico. Ovviamente si parla soltanto di idee che lasciano il tempo che trovano, ma non sarà inutile, come esercizio di scuola, rifletterci sopra. Voglio dare 3 ragioni per cui questo potrebbe essere possibile ed una, ma importante, per cui è meglio di no.
  1. I laici possono essere molto più ortodossi di sacerdoti, vescovi o cardinali (e fermiamoci qui). Io dico sempre che spesso è meglio leggere autori cattolici laici che, quando ben formati, sono certamente più utili di tanti prelati che, anche per ragioni di sopravvIvenza, devono ripetere la stessa narrativa per compiacere i superiori. Certamente noi siamo grati che in questo momento il Cardinale Sarah sia alla guida del culto divino, ma sappiamo come in un momento di confusione così grande la salvezza non verrà dal clero, perché troppo coinvolto con il sistema clericale di cui fa parte e che in larghi settori rema contro l’ortodossia dottrinale, ma verrà dai laici, molto più indipendenti. Quindi dal punto di vista dell’ortodossia, non avrei paura di avere un laico a capo di una congregazione.
  2. L’amore per la liturgia può essere più grande in un laico che in tanti sacerdoti. Questo fatto l’ho potuto osservare in tante occasioni, in cui molti del clero si servono della liturgia per esibirsi tra la disapprovazione di laici ben informati. L’amore della liturgia non arriva con l’ordinazione sacerdotale, malgrado la frequentazione quotidiana con essa. A questo amore e apprezzamento si deve essere formati, e purtroppo negli ultimi decenni questa formazione all’amore per la bellezza e dignità della liturgia è stata quantomeno carente nei seminari e negli istituti di formazione. Si potrebbe pensare che un laico non può capire la liturgia perché non può celebrarla, ma sarebbe come dire che un prete non può parlare di sessualità perché non dovrebbe...vabbeh, avete capito. O un medico non può parlare di una malattia se non l’ha avuta. Naturalmente il laico che ho in mente dovrebbe essere profondamente edotto nella liturgia e nel suo splendore più autentico.
  3. Il laico può essere indipendente, se lo vuole. Ora, qui molti penseranno ad alcuni laici che conoscono e che lavorano in Vaticano o per qualche ufficio curiale e potranno osservare che sono più clericalizzati dei sacerdoti. Sarebbe una giusta osservazione. Infatti ho detto che può essere indipendente...se lo vuole. Purtroppo, molti pensano solo alla carriera, al prestigio, alla posizione, ai soldi che ne derivano. Non ci facciamo illusioni, questo è l’ambiente. Se dipendi economicamente dal tuo datore di lavoro, sia il Vaticano o altro, difficilmente puoi ribellarti. Ma per il laico, a mio avviso, se ben motivato, è certamente più semplice coltivare spazi di libertà interiore che possono essere manifestati quando si lavora con superiori intelligenti.
Ora, il motivo per cui tutto quello che ho detto è meglio che non accada. Ed esso è semplice. Un laico alla guida di una congregazione, specialmente se non acquiescente alla narrativa dominante, verrebbe stritolato dal sistema clericale. Quante volte ho sentito dire che era meglio che alcune cappelle musicali erano dirette da membri del clero, pur se di mediocre valore musicale, in quanto potevano sopravvivere meglio alle traversie causata dai Capitoli o dai superiori ecclesiastici. Non ci illudiamo, questa è la Chiesa, il laico è sempre al di fuori di un certo sistema che cerca solo di preservarsi.