martedì 22 giugno 2021

Ancora sugli UFO


 Come sappiamo, il 25 giugno dovrebbe essere rivelato un report dal governo americano in cui si intende fare chiarezza sul fenomeno degli UFO o degli UAP (Unidentified Aerial Phenomena) come vengono chiamati ora. In questi giorni ne ho sentite di ogni colore, anche in campo cattolico. Ora, come ho detto, quando si parla di UFO o UAP non si parla necessariamente di alieni, ma si parla di oggetti volanti che non sono ancora identificabili. Un articolo su wired.it del 4 giugno scorso, dava conto anche di alcune anticipazioni su questo famoso report apparse sul New York Times: “A nulla erano serviti il richiamo alla prudenza degli ambienti scientifici o l’interpretazione di chi, nel picco di attenzione mediatica per gli avvistamenti inspiegabili, aveva ravvisato una precisa strategia comunicativa del governo Usa, un “parlare senza dire” di cui scriveremo a breve. No, il rapporto su Uap e Ufo richiesto lo scorso dicembre dal senatore federale per la Florida Marco Rubio – “un’analisi dettagliata di dati e informazioni sui fenomeni aerei non identificati” raccolti dall’Office of Naval Intelligence, dall’Fbi e dalla Unidentified Aerial Phenomenon Task Force – si era sommato a una dichiarazione dell’ex presidente Barack Obama nel Late Late Show di James Corben e insieme avevano infiammato le fantasie dei credenti in attesa dell’epifania aliena. Tutto come se “Uap” fosse sinonimo di “extraterrestri” e non una definizione per indicare qualsiasi oggetto i militari non si prendano la briga di identificare, magari un drone o un velivolo civile entrati nello spazio aereo di addestramento dei piloti militari (che era esattamente quanto dichiarato alla CNN da Joe Gradisher, il portavoce della Us Navy dopo gli avvistamenti del 2019)”. Insomma, prima di salutare i famosi extra terrestri ancora ce ne vuole.

Eppure, come detto da molti scienziati, o forse da tutti, non possiamo certo escludere che esistano altre forme di vita nell’universo, almeno fosse per un calcolo statistico. Il problema sarebbe quello delle distanze enormi che si dovrebbero superare per visitare il nostro pianeta. Viene detto che nel nostro sistema solare probabilmente noi siamo l’unica forma di vita intelligente, quindi altre forme dovrebbero essere presenti in altri sistemi. Con la tecnologia che ora abbiamo non sono pensabili questi viaggi per noi. La stella più vicina a noi, Proxima Centauri, si trova a 4,2 anni luce di distanza, che sono 38 miliardi di chilometri! C’è in programma una missione da parte nostra su questa stella, che dovrebbe impiegare 21 anni. Alcuni dicono, con ragionamento non sbagliato, che questi alieni ovviamente sarebbero molto più avanti di noi tecnologicamente e quindi in grado di abbattere queste distanze. Ora, dobbiamo farci alcune domande: per quale motivo questi esseri super avanzati verrebbero sulla terra a spiarci se con la tecnologia super avanzata che hanno ci potrebbero spiare a distanza? Se ci spiano, non potrebbero spegnere le lucette in modo da evitare di farsi filmare? Se hanno una tecnologia così avanzata è ovvio che ci mettono sotto come vogliono…vogliamo correre il rischio?

Ora, ci sono alcuni che vedono questi fenomeni come quasi manifestazioni demoniache. Certo il male può manifestarsi sotto molte forme, anche in questa. A me sembra sensata la spiegazione data da uno studioso, per cui il desiderio di contatto con gli alieni sia la volontà di desacralizzare la ricerca del senso ultimo della vita, cercando di spiegare la nostra origine non con un intervento divino ma attraverso l’intervento di forme di vita aliene. È la teoria degli antichi astronauti. Una teoria su cui mi piacerebbe tornare in seguito perché cattura l’attenzione di molti, grazie anche agli scritti e al seguito che ha un autore come Mauro Biglino.

Ora, lo torno a dire, non sarò io a negare la possibilità che possano esistere forme di vita extra terrestre, ma bisognerebbe non farsi trascinare da facili entusiasmi.

L’opinione. Divo Barsotti e l’elevazione a Dio

lunedì 21 giugno 2021

sabato 19 giugno 2021

Una vita per la difesa della fede


Sono trascorsi 25 anni dalla morte del padre passionista Enrico Zoffoli, una figura importante nella teologia e nell’apologetica cattolica del secolo passato. Nato nel 1915 a Marino, fu (per sua ammissione) abbastanza scapestrato in gioventù per poi convertirsi grazie ad uno zio passionista. Entrerà nello stesso ordine religioso dello zio, approfondendo la sua fede cattolica con studi profondi, tra l’altro nell’università di Lovanio. Fu autore estremamente prolifico, a lui si deve la monumentale biografia in tre volumi per migliaia di pagine del suo fondatore, san Paolo della Croce. A lui si devono testi importanti di filosofia, teologia ed apologetica, oggi per la maggior parte fuori catalogo. Fu sempre attivo nelle sue battaglie in difesa della Chiesa e della fede, con testi in difesa dell’Eucarestia, del sacerdozio, della dottrina tradizionale della Chiesa contro le deviazioni portate avanti anche da alcuni movimenti ecclesiali.

Di particolare importanza è il suo testo sugli abusi della concelebrazione appena ripubblicato con il titolo In persona Christi da me curato a 30 anni esatti dalla prima edizione, con saggi inediti del Vescovo Mons. Athanasius Schneider e del liturgista Mons. Nicola Bux. Oggi che il tema della concelebrazione è tornato di moda, è un testo che vale la pena leggere con attenzione.

Io sono stato uno studente del padre Zoffoli, che fu membro della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e stimatissimo da grandi teologi della scuola romana come Antonio Livi, Luigi Bogliolo, Dario Composta, Antonio Piolanti, Raimondo Spiazzi, Brunero Gherardini Ennio Innocenti ed altri. Ho conosciuto padre Zoffoli come un sacerdote innamorato della sua Chiesa e della fede, che ha difeso paolinamente in modo opportuno e inopportuno. Non si è mai tirato indietro dal confronto schietto e rispettoso, anche se esso era diretto ad illustri prelati. Prima del proprio status nella società e nella Chiesa, veniva il rispetto per la dignità e i diritti di Dio. Ho sempre sperato che il padre Zoffoli potesse un giorno essere più conosciuto, mons. Antonio Livi mi confidò nel nostro ultimo incontro che voleva introdurre il processo per la sua beatificazione. Certo, sarebbe degno di essere onorato sugli altari, perché visse tutta la vita in difesa della Chiesa e dei suoi diritti nella società. Purtroppo non sono tempi propizi per figure come la sua, ma spero che verrà un giorno in cui il suo nome, e quelli di altri come lui, tornerà ad essere considerato per quello che effettivamente merita.


venerdì 11 giugno 2021

martedì 1 giugno 2021