martedì 1 dicembre 2020

La bellezza fra desiderio e contemplazione


È vero, abbiamo bisogno della bellezza. Ma essa anche ci spaventa, ci imbarazza… Specialmente al nostro tempo la viviamo male, la viviamo come qualcosa che ci spaventa, ci turba e ci mette timore. Eppure non ne possiamo fare a meno, anzi non ne dobbiamo fare a meno. Da cosa è dovuto questo timore, questo spavento, questo turbamento? Dovremmo allora affrontare il problema della bellezza contemplata e desiderata.

Riflettiamo su questa frase: “Tra tutte le perfezioni divine, quella che rende più facile e spedito l’esercizio di trascendenza è la bellezza” (Roberto de Mattei, Plinio Corrèa de Oliveira, apostolo di Fatima, Profeta del regno di Maria). Cioè, la bellezza è il linguaggio con cui Dio ci parla. Nella bellezza noi abbiamo due elementi importanti che descrivono il nostro atteggiamento: uno è quello della contemplazione e l’altro è quello del desiderio. Non possiamo dire che uno sia male e l’altro sia bene, sono semplicemente due particolari prospettive con cui noi ci poniamo nei confronti della bellezza. Alcuni tipi di bellezza vanno solo apparentemente contemplati, noi non proviamo desiderio, o almeno così crediamo. Anche qui, bisognerebbe specificare di che tipo di desiderio stiamo parlando. Ma ci torneremo dopo. Comunque, di fronte alla bellezza di un tramonto, non proviamo il desiderio di possesso perché non possiamo possedere un tramonto. Di fronte alla bellezza di un altro essere umano possiamo provare anche desiderio. Bisogna chiarire, che il desiderio che un uomo prova di fronte a una bella donna (ovviamente parlo della prospettiva maschile che mi è più conosciuta) non è soltanto quello sessuale (che del resto è inscritto nelle leggi della natura) ma è anche quello di stare vicino a una persona che ha un aspetto piacevole…Bisogna ben riflettere su questo. A volte mi capita di parlare con alcune ragazze o donne che mi descrivono alcune loro amicizie maschili dicendomi che la persona di sesso maschile avrebbe detto che lui non fa pensieri di quel tipo intimo, ma cerca soltanto l’amicizia… Io sono molto sospettoso quando vengono fatte queste dichiarazioni, e anzi dico alle gentili signori di preoccuparsi alquanto, perché o l’uomo le trova repellenti o le sta ingannando. Personalmente, questo potrà scandalizzare, non ho mai creduto nell’amicizia tra uomini e donne a meno che non ci si trovi repellenti dall’una o dall’altra parte o nelle situazioni migliori, da tutte e due le parti. Però, visto che la repellenza non è una qualità che ci si augura o che si augura agli altri, quando si è in una situazione di forte vicinanza fra due persone di sesso opposto gradevoli, c’è la tensione del desiderio. Un desiderio che, lo voglio ripetere, non è soltanto sessuale, ma anche quello di godere della presenza dell’altra persona nella propria vita. Come vediamo, le dinamiche di contemplazione e desiderio non sono poi così nettamente separate. 

Bisogna stare molto attenti a coloro che fanno professione di spiritualismo e mostrano un disinteresse per l’altro sesso sotto il punto di vista della dinamica contemplazione-desiderio perché quasi sempre c’è qualche problema che si agita sotto sotto.

Un pensatore profondo come il monaco Thomas Merton ci dice una cosa importante: “Alcuni uomini sembrano credere che un santo non possa dimostrare interesse per le cose create. Immaginano che qualsiasi reazione spontanea, o qualsiasi forma di godimento, sia appagamento peccaminoso della «natura corrotta». Credono che essere «soprannaturale» significa soffocare ogni spontaneità con qualche cliché o con riferimenti arbitrari a Dio. Lo scopo di questi cliché è, per così dire, di tenere a distanza ogni cosa, di frustrare ogni reazione spontanea, di esorcizzare ogni senso di colpevolezza. O forse di coltivare questi sentimenti! Ci si chiede, qualche volta, se una simile moralità non sia dopotutto amore per la colpa. Queste persone ritengono che la vita di un santo non possa essere che una lotta continua contro il senso di colpevolezza, che un santo non possa bere neppure un bicchiere d’acqua fresca senza fare un atto di contrizione per essersi dissetato, quasi che questo fosse un peccato mortale. Come se per i santi l’esser sensibile alla bellezza, alla bontà, a ciò che è piacevole, fosse offesa a Dio. Come se il santo non potesse mai permettersi di godere di qualche altra cosa all’infuori della preghiera e dei suoi atti di pietà interiori” (Semi di contemplazione). Questo testo va a letto con grande attenzione, perché dice una grande verità. Coloro che pretendono una “purezza“ ostentando un’astensione completa da certi piaceri terreni, del resto donatici da Dio, sono da guardare con grande sospetto. Preferisco un uomo che cade ad un altro che fa finta di stare in piedi.

La dinamica di desiderio e contemplazione ci offre altri elementi di riflessione. Ci sono coloro che si perdono nel desiderio della contemplazione, nel senso che la loro ricerca di spiritualità diviene un elemento che li corrompe e li perde perché basata su elementi malati. Diviene il tarlo che invece che elevarli li butta ancora più giù. Poi ci sono gli altri che si perdono nella contemplazione del desiderio, cioè questo movimento dell’essere verso qualcosa diviene a sua volta ossessivo proprio perché schiavo di meccanismi e ideologie che non lo rendono libero. Oggi, siamo senz’altro schiavi di questa contemplazione del desiderio, del desiderio reso immorale anche laddove non lo è.

La bellezza, si dibatte in queste dinamiche. La bellezza, suo malgrado, è il regno dell’ipocrisia, è dove questa qualità, che ha anche dei lati buoni, dà purtroppo il suo peggio. È anche un topos letterario, quello della persona che si presenta come altamente spirituale ma che in realtà è vuota e arida dentro. E pure noi ci dobbiamo innalzare da queste pastoie, e riscoprire come nella bellezza le dinamiche di desiderio e contemplazione siano le due ali che ci aiutano ad elevarci a bellezze molto più grandi. Perché è vero che è un tramonto non ci richiama ad una certa forma di desiderio sensuale, ma ci può evocare altri tipi di desiderio, quello della pace, della serenità, della quiete. Ed è tanto naturale che io provo queste sensazioni come che io provi altri tipi di desiderio nei confronti dell’altro sesso. Poi, subentrando regole di vario tipo (religiose, morali, etiche, culturali…), posso decidere di dare corso a quel mio desiderio o di astenermene. Ma questo è un altro problema.


lunedì 30 novembre 2020

Bellezza, dove sei? Una domanda drammatica


Forse vi sembrerà strano parlare del declino della bellezza. Tutti noi diamo per scontato che la bellezza sia una cosa importante, sia qualcosa a cui non possiamo rinunciare. Eppure, vi sorprenderà, ma questo concetto non è in realtà così scontato. La bellezza è in grande crisi, spesso defenestrata laddove essa sarebbe di casa. Che sarebbe la nostra vita senza la bellezza? Pensateci bene, perché questa non è una prospettiva così lontana, purtroppo.

Io sono un musicista, e ovviamente mi cimento nel fare cose belle continuamente. A volte ci si riesce, a volte no, ma ci si prova sempre. Eppure anche in musica il criterio della bellezza è stato accantonato, per introdurre elementi che si basano più sull’ideologia, su alcune idee ritenute più importanti delle qualità diremmo estetiche dell’oggetto artistico. Ma così è accaduto anche per la scultura, per l’architettura, per la letteratura e via dicendo.

E non è stata risparmiata neanche la bellezza umana, quella che in fondo, se bene ci pensate, ha fatto girare il mondo fino a oggi. Mi fece sorridere un po’ di tempo fa sentire che in un concorso di bellezza, mi sembra Miss Italia, si dovevano considerare altre qualità intellettuali più che l’avvenenza fisica: ma è un concorso di bellezza! Si è giunti ad aver quasi paura della bellezza, come se essa fosse qualcosa di cui doversi vergognare.

Invece io sostengo che bisogna tornare alla bellezza estetica, all’apprezzamento per le forme perché sono esse che ci conducono alla sostanza. Bisogna saper apprezzare un bel quadro, un bel brano musicale, una bella donna, un bell’uomo, una bella città. Dovremmo riportare la bellezza al centro del discorso, perché solo attraverso di essa potremmo avere una vita più piena e con più significato. Per chi è credente, sappiamo che Dio è la somma bellezza. Quindi riappropriarci della bellezza è una missione teologica, divina.

Ma perché c’è questo declino della bellezza? Forse perché viviamo in un mondo impazzito, un mondo che rinnega la sua origine, i suoi valori, i suoi significati eterni. Un mondo che scivola verso la follia e non lo vuole riconoscere. Ecco che allora continuare a parlare di bellezza è una missione fondamentale, riportare l’arte al centro della nostra vita è un dovere imprescindibile.

La bellezza è ancora intorno a noi, siamo noi che non vogliamo più vederla. Ma ci sono anche tante persone che ancora lottano per la bellezza, che ancora la preferiscono al meramente funzionale. Poi, possiamo scoprire che la bellezza è anche funzionale, non è inutile. Un bell’oggetto deve naturalmente essere perfettamente adatto allo scopo per cui è stato fatto. Ecco perché esiste il design, l’applicazione di principi estetici a ciò che usiamo quotidianamente. Quindi se la bellezza viene fatto uscire dalla porta rientra da molte finestre… Ma quello che ci deve far preoccupare sono quelle ideologie che la avversano, che rendono difficile poter affermare quello che a tutti noi sembra così normale: abbiamo bisogno della bellezza, ora più che mai.

venerdì 7 agosto 2020