giovedì 16 aprile 2020

I cori al tempo del coronavirus

Ho a che fare con i cori e con la musica corale da quasi quarant’anni, quindi un tempo abbastanza grande per poter dire che l’attività corale ha riguardato la maggior parte della mia esistenza. Quindi ora mi viene da riflettere sulla situazione che si verrà a creare per via della pandemia che stiamo vivendo, una situazione che ci sorprende tutti, ci amareggia, ci spaventa, ma anche ci fa interrogare sul modo in cui sarà possibile ricominciare una volta che l’incubo sarà finito.
Infatti il nuovo inizio non sarà semplice, ora che siamo terrorizzati dal fatto di essere troppo vicini a qualcuno, di potere essere investiti dai famosi droplets ed essere magari infettati da qualcuno che non mostra nessun sintomo. Perché in realtà ora vediamo tutti quanti come potenziali pericoli, e noi siamo anche potenziali pericoli per gli altri. Certamente il cantare in coro, dal punto di vista di una potenziale diffusione, non è un’attività delle più sicure, in quanto richiede vicinanza fra le persone, si emettono suoni che portano anche emissioni dei famosi droplets, delle goccioline. Quando si è in un coro di 40,50 persone, come poter essere sicuri che tutti quanti sono esenti da questo virus? Poi pensiamo che, grazie a Dio da un certo punto di vista, in molti dei nostri cori ci sono parecchie persone anziane. Come proteggerli da qualcuno che involontariamente e senza nessun sintomo potrebbe essere portatore di questo coronavirus che per un anziano, come ormai sappiamo benissimo, è molto più pericoloso?
Sembrano domande assurde, e lo sono se pensiamo soltanto a quello che eravamo due mesi fa. Eppure questo evento cataclismatico, ha sconvolto tutta la nostra vita e minaccia di sconvolgere anche il nostro futuro. Non possiamo non pensare a come proteggerci finché questo virus non sarà definitivamente sconfitto, cosa che tutti ci auguriamo. Perché certamente, non vogliamo rinunciare alle nostre attività corali, che sono tanto importanti per molti di noi, non solo dal punto di vista della lode a Dio, ma anche per la socializzazione. Come ho già detto molte altre volte, i cori sono delle piccole società, dove si incontrano amici, si incontrano futuri partner per la vita, si incontrano persone importanti che diventano dei punti fermi della nostra esistenza. Certamente non vogliamo rinunciare a tutto questo, ma dobbiamo capire come poter affrontare il blocco psicologico che ci è stato creato in questi mesi in cui siamo stati terrorizzati con l’idea che la vicinanza può essere potenzialmente pericolosa non solo con estranei, ma anche all’interno della nostra stessa casa.
Ho visto alcuni tentare, grazie alle esperienze e alle possibilità offerte dalla tecnologia, la strada del coro virtuale. È certamente qualcosa su cui si potrà riflettere, un tipo di attività che apre delle possibilità molto interessanti in una prospettiva futura, futuro in cui le tecnologie saranno sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Ma queste nuove possibilità non devono poter impedirci la prossimità con gli altri, incontrare le persone, cantare uno vicino all’altro. Anche se non lo vogliamo ammettere, in tutti gli ambiti della nostra vita noi abbiamo bisogno degli altri, abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri, di ridere con gli altri, di cantare con gli altri, di parlare con gli altri. Noi siamo animali sociali, e l’attività corale non sfugge a questa legge. Quindi, bisogna pensare a come poter continuare a fare quello che in tante parti del mondo si è sempre fatto, cantando tutti insieme e facendo esperienza della bellezza della musica corale, senza che questo trauma che ci è capitato possa bloccarci e le paure possano costituire un grave ostacolo.
Bisogna ritornare ad incontrarsi, bisogna cercare una via per poter essere quello che siamo sempre stati. L’importanza di certe cose si capisce soltanto quando queste cose vengono a mancare, come spesso si dice. Ecco, ora è proprio il tempo di capire quanto era bello poter incontrare i nostri amici del coro, cantare con loro, poter incontrarsi la domenica a Messa oppure per un concerto o un’esibizione da qualche parte. Tutto questo ora ci è completamente negato, e non possiamo nascondere che ci manca, lo vogliamo indietro. Non possiamo darla vinta al coronavirus, non possiamo permettere che il 2020 un virus possa dettare il modo in cui l’intera umanità deve vivere. Certo, consideriamo questa una interruzione temporanea, un momento in cui siamo stati presi di sorpresa e non abbiamo reagito adeguatamente. Eppure, bisognerà cercare di capire come ripartire, anche nell’ambito della musica corale, che riguarda milioni di persone, non lo dimentichiamo. Quindi, prendendo tutte le precauzioni del caso, bisognerà cercare di mettersi alle spalle questo tempo orribile. La paura è una cattiva maestra. Ma se ci verrà imposto l’uso delle mascherine, per motivi di sicurezza, questo sarà un altro ostacolo per poter riprendere le nostre attività corali perché certamente cantare con le mascherine non è la stessa cosa. Dobbiamo veramente pensare a come poter mantenere il nostro coro senza mettere in pericolo noi e gli altri. Non è semplice in questo momento, anzi è estremamente complesso visto che siamo preda di notizie allarmanti che ci arrivano ogni minuto da tutti i mezzi di comunicazione.
Non ci facciamo incatenare la paura, noi siamo più grandi della paura, e il nobile scopo di preservare l’attività Corale per lodare Dio ma anche per farci crescere, deve portarci a trovare soluzioni creative ed efficaci, soluzioni che possono essere implementate con sicurezza e in modo che nessuno si senta minacciato da potenziali pericoli provenienti da persone incolpevoli. Non sarà semplice all’inizio, anzi sarà molto complesso, perché veniamo da un tempo di prova veramente duro, un tempo in cui la nostra psiche è stata sottoposta ad una pressione quasi intollerabile. Ma ce la faremo, sono sicuro che ce la faremo, per il rispetto che dobbiamo noi e a coloro che ci circondano, ce la dobbiamo fare. 




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