venerdì 24 aprile 2020

Il vero equilibrio è quello del cavaliere sul suo cavallo

Ci hanno detto che la virtù massima della prudenza consiste nel farsi gli affari propri, vivi e lascia vivere, non ti immischiare in cose che poi possono farti avere dei problemi. Ma questo, in fondo, non è un buon insegnamento di vita. Il pensatore Edmund Burke diceva che “perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”. Ecco, se si vuole che il male avanzi, basta adottare proprio quella strategia di cui dicevamo prima.
Invece, ci insegna il grande pensatore brasiliano Plinio Côrrea de Oliveira, “il vero equilibrio è quello del cavaliere sul suo cavallo”. Anzi, per citare tutta la frase e dargli il suo contesto, essa dice: “Equilibrio non è la posizione di un uomo seduto pacatamente su una poltrona. Il vero equilibrio è quello del cavaliere sul suo cavallo, mentre realizza con la massima intensità tutte le sue potenzialità“. Cioè, l’equilibrio non è un atteggiamento passivo ma un atteggiamento dinamico, è l’atteggiamento di chi lotta. Quindi l’equilibrio non è un atteggiamento da tenere verso gli altri, ma verso se stessi, un atteggiamento da meritare e da guadagnare cercando di prepararsi all’agone del combattimento spirituale.
Aveva capito questo Lorenzo Scupoli, che nel suo Combattimento spirituale diceva: “Poiché sempre piacquero e piacciono tuttora a vostra Maestà i sacrifici e le offerte di noi mortali quando da puro cuore vengono offerti a gloria vostra, io presento questo trattatello del Combattimento spirituale dedicandolo alla divina vostra Maestà. Né mi tiro indietro perché questo trattato è piccolo: infatti ben si sa che voi solo siete quell'alto Signore che si diletta delle cose umili e disprezza le vanità e le pretese del mondo. E come potevo io senza biasimo e senza danno dedicarlo ad altra persona che alla vostra Maestà, Re del cielo e della terra? Quanto insegna questo trattatello tutto è dottrina vostra, avendoci voi insegnato che, non confidando più in noi stessi, confidiamo in voi, combattiamo e preghiamo. Inoltre se ogni combattimento ha bisogno di un capo esperto che guidi la battaglia e animi i soldati, i quali tanto più generosamente combattono quanto più militano sotto un invincibile capitano, non ne avrà forse bisogno questo Combattimento spirituale? Voi dunque eleggemmo, Gesù Cristo (noi tutti che già siamo risoluti a combattere e a vincere qualunque nemico), per nostro Capitano: voi che avete vinto il mondo, il principe delle tenebre, e con le piaghe e la morte della vostra sacratissima carne avete vinto la carne di tutti quelli che hanno combattuto e combatteranno generosamente”. Quindi, coloro che cercano l’equilibrio per prepararsi alla battaglia, hanno come capo supremo il Nostro Signore Gesù Cristo, secondo questo maestro di spiritualità. Inoltre egli aggiunge: “E perché, aspirando tu all'altezza di tanta perfezione, devi fare continua violenza a te stessa per espugnare generosamente e annullare tutte le voglie, grandi o piccole che siano, necessariamente conviene che con ogni prontezza d'animo ti prepari a questa battaglia: infatti la corona non si dà se non a quelli che combattono valorosamente. Siccome tale battaglia è più di ogni altra difficile (poiché combattendo contro di noi, siamo insieme combattuti da noi stessi), così la vittoria ottenuta sarà più gloriosa di ogni altra e più cara a Dio.
Se tu attenderai a calpestare e a dar morte a tutti i tuoi disordinati appetiti, desideri e voglie ancorché minime, renderai maggior piacere e servizio a Dio che se, tenendo alcune di quelle volontariamente vive, ti flagellassi fino al sangue e digiunassi più degli antichi eremiti e anacoreti o convertissi al bene migliaia di anime. Sebbene il Signore in sé gradisca più la conversione delle anime che la mortificazione di una voglietta, nondimeno tu non devi volere né operare altro se non quello che il medesimo Signore da te rigorosamente ricerca e vuole. Ed egli senza alcun dubbio si compiace di più che tu ti affatichi e attenda a mortificare le tue passioni che se tu, lasciandone anche una avvedutamente e volontariamente viva in te, lo servissi in qualunque cosa sia pure grande e di maggior importanza. Ora che tu vedi, figliuola, in che consiste la perfezione cristiana e che per acquistarla devi intraprendere una continua e asprissima guerra contro te stessa, c'è bisogno che ti provveda di quattro cose, come di armi sicurissime e necessarissime, per riportare la palma e restare vincitrice in questa spirituale battaglia. Queste sono: la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio, l'esercizio e l'orazione”. Insomma, come detto, la battaglia più grande che ogni cavaliere deve affrontare è contro il nemico più feroce, se stessi. E a volte, nascondiamo questa battaglia professando alti ideali e nobili intendimenti. Ma in realtà cerchiamo di sfuggire alla battaglia mortale contro i nostri vizi, i nostri desideri, i nostri peccati. Ecco perché bisogna concepire la vita come una battaglia, che ci porta prima di tutto contro noi stessi ma anche contro le impronte del male nella storia. Dobbiamo essere pronti a combattere, contro una società che sovverte i valori naturali e che ci insegna che dobbiamo chiamare bianco il nero e nero il bianco. Il combattimento contro questa società è doloroso, richiede sacrifici enormi e ci invita ad accettare mortificazioni immense, anche e soprattutto a livello personale. Non sentiamoci buoni, non sentiamoci a posto perché ci buttiamo in questa battaglia; non facciamo che corrispondere a quello che ci richiede la nostra vocazione.
“Il vero equilibrio è quello del cavaliere sul suo cavallo”, non dimentichiamolo mai, non pensiamo che possiamo sfuggire da questa idea per coltivare una vita amorfa, seduti sulla nostra poltrona a fare nulla, lasciando che il mondo si mangi la realtà per sostituirla ad una realtà fittizia, che non esiste ma che fa comodo ai signori che manovrano dietro le quinte per sovvertire la natura. Se non facciamo nulla, se non combattiamo, siamo colpevoli come coloro che sono dalla parte avversa a noi. Il vero equilibrio non è lasciare andare le cose, ma è fatica, concentrazione, lotta. Non dobbiamo temere le delusioni, le amarezze, le sconfitte. Anzi, specie in un mondo in cui tutto lotta contro il bene, abbracciamo tutte le nostre sconfitte come fossero il bene più prezioso.



Nessun commento:

Posta un commento