lunedì 21 dicembre 2020

Il medioevo e la bellezza: Ugo di san Vittore, san Bonaventura e San Tommaso d’Aquino

 


Nel parlare di San Bernardo e dell’abate Suger, si è potuto costatare come il contrasto tra bellezza apparente e bellezza non apparente fosse particolarmente forte. Questo tema pervaderà il pensiero medioevale a venire. Diverse correnti teologiche e filosofiche si daranno battaglia, in nome di concezioni aristoteliche e platoniche che influenzeranno la filosofia medioevale in modo forte e profondo. Spesso si è sottovalutata l’enorme ricchezza della filosofia e della teologia medioevale in nome di un disprezzo per questi secoli troppo spesso poco conosciuti e poco considerati. La vogue anti-medioevale, spesso in chiave anti-cattolica, non ha smesso anche oggi di far sentire la sua voce, anche se sempre più fioca e stridente, vista la rivalutazione storiografica in atto. Il medioevo fu fecondo di pensatori straordinari, come già visto e come andiamo ancora a vedere.

Per avere un’idea di questo ci dobbiamo muovere di non molto, rispetto a Bernardo e Suger. Dobbiamo andare nei pressi di Parigi, a Boissise Le Roi. Qui avremmo trovato un’Abbazia con un destino importante per la storia della filosofia e teologia medioevale: l’Abbazia di san Vittore, centro irradiante di una corrente di pensiero influente e i cui esponenti verranno chiamati “vittorini”. L’Abbazia ospitava una comunità di canonici regolari, che cioè basavano la loro vita comune sulla regola di sant’Agostino. Alcuni nomi sono noti: Riccardo di san Vittore, Guglielmo di san Vittore, Ugo di san Vittore. Per gli scopi di questo scritto ci occupiamo di quest’ultimo. Ugo di san Vittore (1096-1141) fu pensatore originale e profondo (l’università degli Studi di Siena mette a disposizione online un Manuale di storia e filosofia medioevale da cui si è tratto alcune informazioni presenti in questo scritto. Il progetto è consultabile all’indirizzo www.unisi.it. Tra le opere consultare è da segnalare History of Aesthetics in tre volumi di Wladyslaw Tatarkiewicz, J. Harrel, Cyril Barret, D. Petsch. Questa opera è veramente importante per una prospettiva storica della visione estetica in diversi autori altrove difficilmente reperibile. Altra opera importante da me consultata è Arte e Bellezza nell’Estetica Medioevale, di Umberto Eco, pubblicata per le edizioni Bompiani, e già segnalata in precedenza). In lui troviamo un atteggiamento diverso rispetto a quello di san Bernardo nei riguardi della bellezza visibile. In Ugo c’è una considerazione più positiva rispetto al rigorismo cistercense. Ugo cerca di non mettere contro sapere profano e sapere sacro, ma cerca di armonizzarli in una forma per cui l’uno prepara all’altro. La sua opera maggiore è il Didascalicon, in cui affronta temi legati all’arte secondo la sua particolare prospettiva.

La bellezza visibile, per il nostro Ugo, prepara alla bellezza invisibile, quella spirituale che ovviamente il nostro apprezza sommamente. La bellezza visibile fa nascere in noi un admiratio delle cose contemplate, il che poi ci conduce alla delectatio delle stesse. In Ugo grande importanza viene dedicata all’immaginazione, l’apoteosi dei nostri sensi. L’immaginazione è ciò che cattura la bellezza. Secondo Ugo la bellezza invisibile è simplex et uniformis, mentre la bellezza visibile è multiplex et varia proportione conducta. Per Ugo la bellezza visibile si compone di quattro elementi: Situs (ordine o arrangiamento delle cose), Motus (movimento), Species (apparenza che viene catturata dalla vista) e Qualitas (qualità). È molto interessante questa concezione che deriva dal pensiero di Ugo di san Vittore: la bellezza materiale, quella visibile, quella “fatta” (cioè artistica nel vero senso della parola seconda la concezione medioevale che lega il termine “Ars” ad un fare), si esplicita nella complessità di un arrangiamento di diversi elementi. La bellezza invisibile, spirituale, in sé sussistente, si riduce all’essenzialità, alla ricerca di una unità fondamentale e fondante.  La bellezza che viene dallo spirito è una reductio ad unum, un filo rosso che è dietro tutte le cose, una costante che si annida nell’incostante. Il rapporto che consegue tra bellezza visibile e bellezza invisibile, grazie alle suggestioni del nostro pensatore, apre nuovi orizzonti di riflessioni. Fa pensare a come molte volte i fautori della bellezza visibile hanno cercato di aprirsi a quella bellezza invisibile che sola parla di assoluto. Quanti artefici del bello hanno cercato un criterio unificante, semplificatore, unificatore per far in modo che una voce  originaria si levasse dalle loro opere per riportarci al senso primo e primario. In questa prospettiva il pensiero del nostro mi sembra degno della massima attenzione.

Come già osservato, ci si trova in questo periodo nel bel mezzo di varie tendenze e movimenti teologici e filosofici, di cui si dirà ancora poco più in là.  Come osservato negli autori discussi in precedenza, una influenza non trascurabile è da attribuire al pensiero platonico filtrato da Sant’Agostino. Questa influenza si farà sentire anche nel pensiero portato avanti dai teologi appartenenti ad una congregazione che da non molto fa parlare di sè, quella francescana. Quindi vale la pena di parlare di uno dei massimi rappresentanti del pensiero francescano, Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274). Bagnoregio è un incantevole paesino nei pressi di Viterbo. Poco si sa dei parenti del nostro Bonaventura (che originariamente si chiamava Giovanni). Egli si unisce all’ordine francescano in un periodo che va dal 1238 al 1243. Studia all’università di Parigi sotto Alessandro di Hales. Fu Ministro Generale del suo ordine e successivamente Cardinale di santa Romana Chiesa. Sisto IV lo canonizzerà nel 1482 (notizie su san Bonaventura sono reperite in un articolo di da Paschal Robinson nel 1907 per Catholic Encyclopedia).

Secondo gli studiosi, possiamo racchiudere l’”estetica” di san Bonaventura in quattro idee fondamentali: il mondo è bello (ottimismo estetico), il mondo è bello nella sua interezza (integralismo estetico), la vera bellezza deve essere cercata in Dio (trascendentalismo estetico), la bellezza dell’anima è superiore alla bellezza del corpo. In Bonaventura troviamo anche una estetica della luce, ripresa da Sant’Agostino: “Quanto splendore ci sarà quando la luce del sole eterno illuminerà le anime glorificate…Una gioia straordinaria non può essere nascosta, se erompe in gaudio o in giubilo e canti per quanti verrà il regno dei cieli” (Sermones VI in Umberto Eco, op.cit. pag. 65). E Umberto Eco continua così: “Nel corpo dell’individuo rigenerato nella risurrezione della carne, la luce rifulgerà nelle sue quattro proprietà fondamentali: la claritas che illumina, l’impassibilità per cui nulla può corromperla, l’agilità, quia subito vadit, e la penetrabilità per la quale attraversa i corpi diafani senza corromperli. Trasfigurato nella gloria dei cieli, le proporzioni originarie risolte in pure rifulgenze, l’ideale dell’homo quadratus [“Nella teoria dell’homo quadratus il numero, principio dell’universo,  viene ad assumere significati simbolici, fondati su serie di corrispondenze numeriche che sono anche corrispondenze estetiche” (Umberto Eco, op. cit. pag. 47)] ritorna come ideale estetico anche nella mistica della luce” (Umberto Eco, op. cit. pag. 65). Come vediamo, spiritualità, cosmologia, filosofia ed estetica camminano a braccetto nella riflessione dei medioevali.

Ora la nostra riflessione estetico/estatica ci porta ad avvicinarci ad uno degli uomini chiave del pensiero teologico del medioevo e, detto con chiarezza, del pensiero teologico tout court. In tutta onestà dovrei dire “l’uomo chiave”, in quanto tanta teologia, anche nella sua veste ufficiale e magisteriale, si è identificata con l’insegnamento di questo frate domenicano, decisamente sovrappeso ma dotato di una intelligenza straordinaria. Sto parlando di san Tommaso d’ Aquino (1225-1274). Come si può notare, il nostro passerà a miglior vita nello stesso anno di san Bonaventura, quattro mesi prima: Tommaso in marzo (7), Bonaventura in luglio (16). Ma Tommaso avrà un’influenza sulla teologia a venire che sarà estremamente più importante di quella del francescano.

Ora, la riflessione sulla bellezza tomista si muove da alcuni presupposti derivanti da Platone, Plotino, lo Pseudo Dionigi e Sant’Agostino: c’è una bellezza per i sensi ma c’è anche una bellezza intellettuale; c’è una bellezza imperfetta che noi conosciamo tramite i sensi ma esiste anche una bellezza perfetta di natura soprannaturale; la bellezza imperfetta è un riflesso della bellezza perfetta; la bellezza differisce concettualmente, non in sé stessa, dal buono, perché tutte le cose buone sono belle e tutte le cose belle sono buone; la bellezza consiste di proporzione (consonantia) e luminosità (claritas). Come vediamo la bellezza trascendentale è sempre al centro della riflessione estetica del nostro, ma c’e’ un movimento più che sensibile verso la bellezza materiale e visibile. Anche presente l’influenza del suo grande predecessore tra i teologi domenicani: San Tommaso si occupa della visione soggettiva del bello nel riprendere le nozioni estetiche propostegli da Alberto Magno(Umberto Eco, Op. Cit. pag. 107). Quello che si definisce tomismo, è in effetti il coacervo di molte esperienze filosofiche, a partire dall’aristotelismo fino ad arrivare alla riflessione teologica in atto ai tempi della vita del santo senza dimenticare la filosofia araba.

Se chiedessimo al nostro una definizione della bellezza egli, generosamente, ce ne fornirebbe due: cio’ che da piacere nell’essere guardato (quae visa placent - “Il bello, invece, riguarda la facoltà conoscitiva; belle infatti sono dette quelle cose che viste destano piacere” Summa Theologiae, Pars Prima, Q 5, Art. 4). e ciò che da piacere nell’essere percepito (cuius ipsa apprehensio placet - “E’ perciò evidente che il bello aggiunge al bene una relazione con la facoltà conoscitiva: cosicché si chiama bene quello che e’ gradevole all’appetito; bello invece cio’ che e’ gradevole per la sua propria conoscenza” Summa Theologiae I, Pars Secunda, Q 27, Art. 1, 3). Sembrano definizioni che non vanno d’accordo. Da una parte ci si riferisce meramente alla vista, cioè a qualcosa che può essere visibile, dall’altra parte ci parla della percezione in generale. Ma Tommaso spiegherà che quando si riferisce alla vista, per lui il più perfetto dei sensi, nella sua terminologia è simbolo di tutti gli altri sensi. 

Per san Tommaso la bellezza deve possedere alcune caratteristiche: proporzione, splendore, forma, bellezza morale, utilità e consistenza. Proporzione perché i nostri sensi provano piacere nell’arrangiamento delle cose secondo un certo ordine. Trovo interessante fare una sorta di unione tra il pensiero tomista e le moderne scienze neurologiche che studiano i meccanismi per cui troviamo piacere nel vedere o ascoltare certe cose piuttosto che altre. In quello che noi definiamo proporzione, certi messaggi visivi od auditivi sono ripetuti e sistemati in modo che il nostro cervello trova piacevole decodificare. Quindi l’arrangiamento armonico di questi “patterns” produce quella sensazione gratificante che noi interpretiamo come “piacere estetico”. Splendore, perché noi troviamo piacere in colori vivaci: “Per la bellezza infatti si richiedono tre doti. In primo luogo integrità o perfezione: poiché le cose incomplete, proprio in quanto tali, sono deformi. Quindi (si richiede) debita proporzione o armonia (tra le parti). Finalmente chiarezza o splendore: difatti diciamo belle le cose dai colori nitidi e splendenti” (Summa Theologiae, Pars Prima, Q 39, Art. 8).  Nella forma, ogni cosa è connaturata alle altre cose. La bellezza morale, perché la bellezza visibile è riflesso di quella invisibile e quindi ne riflette l’essenziale bontà.  La cosa bella è bella perché serve lo scopo per cui è stata creata. Da ciò anche deriva che la sua bellezza risiede nella consistenza delle parti con il tutto, ogni cosa formando un elemento di un insieme in sé armonioso e coerente. Come vediamo Tommaso mette la sua riflessione teologica al servizio anche del visibile. In pochi decenni, questo esploderà in modo inaspettato.























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