Immagino che tutti noi che stiamo vivendo questo tempo in preda all’epidemia di coronavirus, ricorderemo questi giorni e le ansie che li accompagnano. Questa memoria non ci abbandonerà mai, perché per molti di noi è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere. Ci sono dei canti che possono rispondere a quanto stiamo vivendo? Certamente ce ne sono molti, ma uno che mi viene in mente è Parce Domine, un’antifona gregoriana a cui spesso vengono accompagnati alcuni versi in forma metrica. La melodia austera del canto gregoriano ci accompagna nel nostro esprimere la nostra supplica a Dio, l’invocazione di ascoltare il suo popolo. Dice infatti: “Perdona, Signore, perdona il Tuo popolo, non rimanere in eterno adirato con noi”. Questa invocazione ci fa capire qual è il tono che questo canto dà alla nostra preghiera. Nella prima strofa viene detto: “Plachiamo l'ira vendicatrice, piangiamo di fronte al Giudice; chiamiamolo con voce supplicante prostrati diciamo tutti insieme: Perdona, Signore...”. Queste parole sembrano lontane dal cattolicesimo buonista a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni. Certamente parlare di “ira vendicatrice“ può sembrarci duro, ma in realtà l’enfasi è tutta sui nostri peccati, è l’uomo che immagina Dio essere adirato con noi per la nostra continua infedeltà. Quindi il testo parla certamente di Dio ma per parlare di noi. Nel libro di Nahum (1, 1-8) si dice: “Un Dio geloso e vendicatore è il Signore, vendicatore è il Signore, pieno di sdegno. Il Signore si vendica degli avversari e serba rancore verso i nemici. Il Signore è lento all'ira, ma grande in potenza e nulla lascia impunito. Nell'uragano e nella tempesta è il suo cammino e le nubi sono la polvere dei suoi passi. Minaccia il mare e il mare si secca, prosciuga tutti i ruscelli. Basàn e il Carmelo inaridiscono, anche il fiore del Libano languisce. Davanti a lui tremano i monti, omdeggiano i colli; si leva la terra davanti a lui, il mondo e tutti i suoi abitanti. Davanti al suo sdegno chi può resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano. Buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia: conosce quelli che confidano in lui quando l'inondazione avanza. Stermina chi insorge contro di lui e i suoi nemici insegue nelle tenebre”. Giustamente un’immagine molto diversa rispetto quella cui siamo abituati. E pure non c’è contraddizione fra il Dio misericordioso e il Dio giusto. Se capissimo questo avremmo capito veramente tantissimo.
Nella seconda strofa di Parce Domine viene detto: “Con le nostre colpe abbiamo offeso la Tua clemenza. Tu che perdoni, effondi su di noi la Tua indulgenza”. Dio è lì per perdonarci, anche se le nostre colpe hanno tentato la sua pazienza. Certamente siamo fortunati nel sapere che la misericordia di Dio è infinita proprio perché infinita è anche la sua giustizia. Ma dobbiamo cercare di capire nell’evolversi della nostra storia, in cosa dobbiamo emendarci per non attirare ancora il duro castigo di Dio.
Nella terza strofa si dice: “Concedici un tempo propizio. Dona di lavare con le lacrime il nostro cuore immolato, perché a Tua carità è sempre viva”. E il tempo propizio che viviamo è proprio quello della Quaresima, una Quaresima che quest’anno è così strana per via dell’epidemia di coronavirus, che ci costringe a rinunciare anche alle Messe. Insomma, quest’anno oltre alle privazioni del normale digiuno, abbiamo una privazione anche di senso diverso. Come detto, negli anni a venire, ripenseremo tutto quello che sta accadendo in questi giorni e forse saremo in grado di dare un senso molto più profondo a questi avvenimenti.
Nella quarta strofa si dice: “Ascolta, o buon Creatore, le nostre suppliche e i pianti che si effondono in questo sacro quaresimale digiuno”. E proprio di suppliche e pianti dobbiamo parlare, di angosce e ansie, di paura per il nostro futuro. Ecco, non c’è che la supplica e l’invocazione per cercare di attirare l’attenzione di Dio sulla nostra presente miseria.
Nell’ultima strofa viene detto: “Tu che leggi i cuori sai quanto è debole la nostra forza, a noi che ci rivolgiamo a Te mostra la Tua misericordia”. Ecco, è molto bella questa strofa, perché afferma come Dio che legge i cuori sa quanto è debole la nostra forza. Soltanto riconoscendo che viviamo nel peccato, riconoscendo la nostra fragilità, possiamo pensare di ottenere qualcosa. L’orgoglio, l’arroganza, non ci aiuteranno nelle presenti difficoltà.
La bella melodia nel primo modo, semplice ma solenne, sembra proprio reiterare questa invocazione ripetendosi quasi dalla prima alla seconda semifrase. Una frase ascensionale sulle parole “ne in aeternum” sembra quasi adombrare questa necessità che ha l’uomo per la misericordia del suo Creatore.
Sul sito dell’unione catechisti (unionecatechisti.it) trovo questa bella meditazione che prende spunto dalla nostra antifona: “La Sacra Scrittura è piena di fatti comprovanti che Iddio gradisce i piccoli mezzi di penitenza e sovente perdona molti peccati per modesti atti di mortificazione o di preghiera, come avvenne per esempio agli Ebrei nel deserto infestati dai serpenti velenosi e salvati al solo guardare il serpente di bronzo eretto a forma di Croce da Mosè per ordine di Dio stesso in mezzo all'accampamento. Era quello un simbolo del Divin Crocifisso. Sappiamo che basta una parola di vivo pentimento uscita da un cuore amante e penitente per ottenere, un generoso perdono e per sentirsi ripetere come alla Maddalena: « Molto ti è stato perdonato perché molto hai amato ». Ora non ci stupiremo se, ai giorni nostri, così pieni di serie preoccupazioni, ci si invita alla recita della Divozione a Gesù Crocifisso, ricordandoci una solenne promessa che trascriviamo dagli scritti di Fra Leopoldo Musso: « La divozione a Gesù Crocifisso fermerà i flagelli ». I peccati del mondo sono vero richiamo di nuovi castighi che la bontà misericordiosa di Dio vorrebbe risparmiarci se noi ci convenissimo « ad vera penitenza ». Preghiamo quindi il Santo Crocifisso, nostro albero di vita, e supplichiamolo di fermare la giusta collera. Parce Domine - ripetiamo ogni giorno recitando la nostra cara Divozione - noi Ti adoriamo Crocifisso e Ti benediciamo, promettendoTi il nostro amore, ma Tu risparmiaci i giusti colpi della Tua divina vendetta. Parce Domine - diciamo con santa insistenza - le Tue Piaghe sacratissime sono il nostro rifugio, la nostra speranza, l'unica sorgente delle Tue misericordie. Parce Domine … noi ci uniamo a Maria SS. Tua Madre tenerissima, a tutti gli Angeli e ai Beati del Cielo per cantarti l'inno della nostra adorazione e per dirTi che siamo ritornati all'ovile col desiderio di non allontanarci mai più. Ascolta e accetta le nostre lacrime! Parce Domine … per la Piaga della Tua mano destra assisti la Tua Chiesa e il Tuo Vicario, affinché la loro voce sia ascoltata dagli uomini di buona volontà e sia fatta strada alla giustizia e alla carità. Fa, o Signore, che tutti i Tuoi figli camminino nella via dei Tuoi santi precetti. Parce Domine … per quel sangue che uscì in tanta copia dalla Tua mano sinistra siano riscattati tutti i poveri peccatori e i moribondi, specialmente quelli più lontani da Te che rifiutano la Tua grazia. Guarda, o Gesù, sono milioni di anime che, in molte lingue, ripetono con noi questa preghiera e fra essi vi sono dei giovani a Te tanto cari … vi sono dei sofferenti … dei penitenti volontari … Parce Domine … la ferita del Tuo piede destro ti sia dolce richiamo alla Tua infinita bontà e per tale sorgente di carità benedici il Tuo Clero e i Tuoi Religiosi, affinché il giardino della Tua Chiesa sia sempre più arricchito di numerosi fiori di santità. Parce Domine … siamo ancora noi, che fissando il nostro sguardo alla Piaga del Tuo piede sinistro ti scongiuriamo di avere clemenza per quei che ci precedettero all'eternità « col segno della Fede » e che in vita furono più devoti delle Tue sacratissime Piaghe. Abbi pietà in modo particolare di coloro che morirono sui campi di battaglia. Parce Domine … il Tuo cuore, oceano di ogni misericordia, è ancora la sola fiducia nostra e dei nostri cari e quindi in Esso chiudiamo tutte le persone che si raccomandano alle nostre preghiere”.
Facciamo nostra, con fiducia, questa accorata preghiera.
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