venerdì 28 febbraio 2020

Castigo di Dio fra misericordia e giustizia

In questi giorni di epidemia di coronavirus, tengono banco le parole del Cardinale Angelo Scola sul castigo divino dietro il coronavirus. Questo tema tenne banco già qualche anno fa e il padre domenicano Giovanni Cavalcoli fu allontanato da Radio Maria proprio per alcune dichiarazioni in cui sosteneva che Dio può in alcune situazioni castigare per ottenere un bene maggiore. Il Cardinale Scola ha detto, rispondendo alla domanda se sia cristiano pensare che dietro il coronavirus ci siano dei castighi divini, che “è una visione scorretta. Dio vuole il nostro bene, ci ama e ci è vicino. Il rapporto con lui è da persona a persona, è un rapporto di libertà. Certo, conosce e prevede gli avvenimenti ma non li determina. Quando gli chiedono se le diciotto persone morte sotto il crollo della torre di Siloe abbiano particolari colpe Gesù smonta la questione: “No, io vi dico, non erano più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme”. Per i cristiani Dio comunica attraverso le circostanze e i rapporti. Anche da questa circostanza potrà emergere un bene per noi. Fra i tanti insegnamenti la necessità di imparare a stare nella paura portandola a un livello razionale”. Ma, a me sembra, che la spiegazione del cardinale è comunque non molto efficace; se Dio è così buono come lui afferma, e come noi ovviamente pensiamo, perché se prevede e conosce gli avvenimenti funesti non fa nulla per impedirli? Quindi, anche in questo caso, dobbiamo pensare che l’immagine di Dio che ne viene fuori non è molto positiva. Certamente, Dio rispetta la libertà dell’uomo; ma esiste anche il rispetto per la libertà della natura?
In Proverbi 20, 24 viene detto: “Dal Signore sono diretti i passi dell'uomo e come può l'uomo comprender la propria via?”. E la Bibbia sui castighi di Dio dice molto, come ben argomenta un articolo che invito a leggere su Korazym e di cui offro un estratto: “L’Antico Testamento, che mi risulta essendo ancora parte integrante della dottrina cristiana, è pieno di racconti di castighi divini. A volte hanno il significato di vere e proprie punizioni inflitte a causa di una irreversibile malvagità umana e altre volte il Signore attraverso severi castighi cerca di correggere le cattive inclinazioni dei suoi figli. Anche nel Nuovo Testamento – e negli stessi Vangeli – il concetto di castigo divino è presente, pur legato ai concetti di misericordia e di giustizia, come tre facce della stessa realtà divina. Quindi, il castigo divino non è certamente “una visione scorretta”, come provano a farci credere certi prelati e teologi cattolici del “politicamente corretto”, che speso è figlio della menzogna e dell’ipocrisia, del bigottismo e della falsità. Certamente, quando il Signore castiga non intende distruggere le sue creature, ma vuole convincere i suoi figli a convertirsi alla verità, alla carità e alla giustizia. Il castigo divino fa parte integrante della misericordia e della giustizia divina. Parlare di castigo e di punizioni di Dio non è affatto “scorretto”, non è una “aberrazione religiosa”, non è “pulviscolo integralista”, non denota una “spiritualità pagana, anticristiana e indifferente alle disgrazie” da tante persone patite, anche a causa di eventi catastrofici ed epidemie. Solo riconoscendo la divina facoltà di castigare, nel corso e oltre la vita terrena, è possibile riconoscere, senza ipocrisia, in verità, la misericordia e la giustizia di Dio. Il castigo divino, lungo dall’essere una negazione della divina misericordia, ne è l’effetto ontologicamente inscritto nella universale giustizia di Dio”.
Senza puoi dimenticare, che il castigo, la punizione, è il segno più alto del rispetto della libertà dell’uomo. Se non ci fosse giustizia per coloro che scelgono di comportarsi in modo non conforme agli insegnamenti di Dio, vorrebbe dire che Dio non rispetta fino in fondo la loro libertà di scegliere quale strada prendere, sia pure essa quella del peccato. Quindi, il castigo è una logica conseguenza del rispetto che Dio ha per la libertà dell’uomo.
E che cosa dire dell’inferno? Se Dio è così buono, perché esiste l’inferno? L’inferno esiste proprio perché Dio è buono, proprio perché Egli rispetta la libertà di ciascuno di prendere la via desiderata. Certamente si può dire che alcuni peccano per debolezza e non per volontà di disubbidire a Dio. Certo, questo è verissimo, e proprio perché Dio è giusto in modo assoluto, sa leggere nel cuore di chi pecca per debolezza personale e di chi invece lo fa per ribellione verso di Lui. Divo Barsotti, in una meditazione del 1972, diceva: “La giustizia dunque di Dio è la sua stessa misericordia. Egli non può essere giusto, Egli può essere buono, longanime perché nulla può essere sottratto al suo dominio: giusto giudice, Egli eserciterà la sua giustizia in una bontà senza confine, in un amore che non conosce misura. È quello che diceva del resto anche uno dei nostri grandi mistici medioevali, il beato Suso: «Alla giustizia divina che è infinita non risponde se non una misericordia infinita». Perché ci deve mandare all’inferno Nostro Signore? Certo, se tu ci vuoi andare ci vai, ma perché dovrebbe mandartici Lui? Tanto, anche mandandoti all’inferno, non ottiene nulla da te: mica ottiene un risarcimento per il nostro peccato! L’unico risarcimento che può ottenere per il nostro peccato è il suo Sangue divino, è il suo amore infinito; solo questo amore risponde all’abisso della colpa. L’abisso della colpa è colmato soltanto da Dio: non dall’atto umano, non dalla pena dell’uomo. E proprio perché la pena dell’uomo non può soddisfare la giustizia divina, questa pena sarà eterna. Cioè, non perché l’eternità della pena soddisfi, ma perché non potendo soddisfare, l’uomo rimane nella pena, il debitore rimane insolvibile. Allora, dal momento che ci scapita l’uomo e ci scapita Dio, perché Dio dovrebbe mandarmi all’inferno. Apriamo la nostra anima ad accogliere il dono della misericordia infinita! Accogliamo questa misericordia infinita che sola risponde alle esigenze della sua divina giustizia, della sua Santità”. 

Soltanto una giustizia infinita dà ragione di una misericordia infinita. Allora, tornando alla questione del coronavirus, cosa possiamo dire? Certamente Dio è vicino all’uomo che soffre, e non voglio certo dire che Lui abbia mandato questa afflizione, non conosco i suoi piani che sono imperscrutabili. Quello che mi sembra di poter dire, è che se Dio ha permesso che questo accadesse, è certamente per richiamarci a qualcosa di più alto, di più grande, qualcosa che, malgrado le sofferenze, possa farci riflettere sul modo in cui portiamo avanti la nostra esistenza terrena.

Nessun commento:

Posta un commento