domenica 23 febbraio 2020

L’anno liturgico e il carnevale in tempo di prova

Sappiamo bene come l’anno liturgico ha una sua pedagogia. Attraverso i vari momenti che scandiscono l’anno liturgico noi siamo accompagnati a meditare i misteri della nostra fede, a partecipare alla storia della salvezza. Ovviamente, l’anno liturgico con la sua fissità si interseca anche con gli avvenimenti mutevoli della storia. In questo momento, tutto il mondo ha la preoccupazione per l’epidemia causata dal coronavirus. Proprio in questi giorni, in Italia quest’epidemia è deflagrata. Siamo in tempo di carnevale, ma siamo anche molto vicini all’inizio della Quaresima. Certamente la preoccupazione per un fenomeno misterioso come quello della diffusione di virus, rende il carnevale molto più amaro, per coloro che approfittano di questo tempo per dare sfogo alla propria voglia di divertimento. Quindi, sarà bene meditare su questo momento dell’anno liturgico e su questo momento storico.
Dom Prosper Guéranger, nel suo Anno liturgico, parlando della domenica di Quinquagesima, che precede il mercoledì delle ceneri, diceva: “Se dunque siamo figli di Abramo, in questo tempo di Settuagesima dobbiamo considerarci dei viaggiatori sulla terra, desiderosi di vivere, nello spirito, in quell'unica nostra patria donde fummo esiliati, ma alla quale ci avvicineremo ogni giorno più, se, come Abramo, saremo fedeli a guadagnare le diverse tappe che il Signore c'indicherà. Egli vuole che usiamo di questo mondo come se non ne usassimo (1 Cor. 7, 31), perché non è quaggiù la nostra dimora permanente (Ebr. 13, 14); e dimenticare che la morte ci separerà da tutte le cose che passano, sarebbe la nostra più grande sventura. Come sono lontani dall'essere veri figli di Abramo quei cristiani, che oggi e nei due prossimi giorni, s'abbandonano all'intemperanza e ai divertimenti peccaminosi, col pretesto che sta per cominciare la santa Quaresima. L'ingenuità dei costumi dei nostri primi padri poteva più facilmente conciliare la gravità cristiana con gli addii ad una vita più dolce che la Quaresima stava per interrompere, alla stessa maniera che la gioia dei loro pasti testimoniava, nella solennità della Pasqua, la stretta osservanza delle prescrizioni della Chiesa. È sempre possibile conciliare le due cose. Ma spesso avviene che l'idea cristiana dell'austerità si imbatte con le seduzioni della natura corrotta, e così la prima intenzione d'una semplice familiare allegria finisce per svanire in un lontano ricordo”. Un certo rigorismo del dotto monaco benedettino, non deve ingannarci; è vero che pur nel divertimento, dobbiamo cercare di non abbandonare una certa misura. La Chiesa, nella sua grande saggezza, ha sempre compatito certe debolezze umane quando esse rimangono nell’alveo di ciò che è controllabile. Quando esse vanno fuori misura, divengono pericolose sia per chi le compie che per la società stessa. Ecco perché, anche nel campo della sessualità, la Chiesa ha sempre condannato certi comportamenti al di fuori dei suoi insegnamenti, ma alcuni li ha bonariamente tollerati (non giustificati, però) proprio perché ha sempre capito che per la natura corrotta dell’uomo è molto difficile evitarli. I peccati secondo natura, rimangono sempre peccati, ma hanno un ordine di gravità diverso rispetto ai peccati contro natura.
Quindi, il carnevale può essere anche un momento di rilassamento prima dei rigori e delle penitenze della Quaresima, per chi ancora le osserva. Ma certamente, non deve essere un tempo di sfogo selvaggio, di violenza gratuita, di immoralità dilagante. Stranamente, un momento difficile come quello causato dalla paura di un’epidemia, ci richiama alla fragilità della nostra vita, alla volatilità della nostra esistenza.
Un articolo di Salvador Aragonés su aleteia.org ci richiama al senso del carnevale per un cristiano: “Essendo una festa pagana, alcuni si chiedono se sia un bene o un male per un cristiano partecipare al Carnevale. In teoria non c'è niente di male a partecipare al Carnevale, anche se tutto dipende dal tono e dai contenuti della festa. Per ogni cristiano non è bene mangiare troppo, ubriacarsi o assumere droghe, perché danneggiano la salute del corpo e vanno quindi contro il quinto comandamento, che obbliga a prendersi cura del proprio corpo senza esporlo a lesioni come quelle provocate dall'abuso di alcool, droghe o mangiate. Ciò non vuol dire che non si debba partecipare alle feste, ma che in esse il cristiano deve dimostrare la propria sobrietà e la propria temperanza. Divertirsi è sempre gradito a Dio, ma non è pulito e sano il divertimento che danneggia il proprio corpo con degli eccessi”. E, aggiungo, non è certamente bene per il proprio spirito.

In un tempo di prova come questo, in tempo di tensione sociale dovuto appunto alle paure per una epidemia che si sta allargando, come quella del coronavirus, concedere un certo divertimento, per quello che è possibile in una condizione sanitaria del genere, è certamente un bene. Ma, non dobbiamo mai dimenticare qual è lo scopo ultimo della nostra esistenza. Certamente oggi la presenza di Dio è molto meno sentita nella nostra società, quindi hanno molto meno senso per molti i digiuni, le astinenze, le ceneri, le mortificazioni. Eppure, momenti come questo, ci richiamano alle cose essenziali, alle cose che spesso siamo portati a ricordare quanto purtroppo è troppo tardi.

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