mercoledì 12 febbraio 2020

Sulla questione del volontariato musicale nella liturgia

Il mio post sulla questione del pagamento dei musicisti di Chiesa, è stato il più visto di tutti i post di questo blog, raggiungendo migliaia di visualizzazioni. Questo mi conferma che il tema trattato è senz’altro un tema che suscita l’interesse negli operatori del settore. Ho letto anche qualche commento sui social, anche se non li ho letti tutti. Purtroppo da parte di alcuni ci sono stati dei commenti scomposti, anche conditi di volgarità che dicono molto sulla persona, anche se purtroppo non contribuiscono nulla al dibattito. Altri, che comunque dissentivano dalla mia posizione, hanno argomentato il loro dissenso in modo civile ed educato, che è ovviamente da me altamente apprezzato. È venuta fuori la questione del volontariato, che un servizio di questo tipo deve essere volontario. Cerchiamo di mettere ordine.
Come qualcuno ha osservato, “servizio“ non è sinonimo di gratuito. Anche i medici svolgono un servizio, l’insegnante, tante categorie svolgono un servizio che però viene giustamente retribuito. Quindi, se pensiamo anche ad altre categorie che hanno a che fare con la Chiesa e il servizio liturgico, come per esempio quella dei sacristi, noi ci aspettiamo che gli stessi vengano retribuiti. C’è poi il discorso che coloro che si scandalizzano perchè si parla di retribuire i musicisti di Chiesa, sono per la maggior parte persone che non hanno studi o una preparazione al ruolo che svolgono nella liturgia (non parlo di diplomi, ma anche di semplici studi). Prendiamo per esempio una persona che si oppone al fatto che si debba pagare per un servizio svolto nella liturgia e immaginiamo che questa persona studi per diventare, che ne so, giornalista. Dopo anni di studi, di sacrifici, di investimenti suoi e della sua famiglia, se le proponessero di svolgere un servizio continuativo anche per un giornale cattolico, del tutto gratuitamente, come la prenderebbe? Perché qui è importante capire che il concetto è lo stesso, cioè che chi si è sacrificato per dotarsi di una preparazione specifica, va poi sostenuto in qualche modo dalla comunità che serve. A me questa sembra una cosa talmente logica, che non bisognerebbe neanche dirla. 
Poi, c’è proprio la questione del volontariato in se stesso. Facciamo chiarezza. Se un medico, decide di dedicare il suo tempo libero per andare a curare dei malati in Africa senza ricevere nessuna ricompensa, è una cosa molto bella, in quel caso si tratta di volontariato qualificato. Cioè, si tratta di un professionista che decide di impiegare il tempo al di fuori del suo lavoro regolare per svolgere quel tipo di servizio. Ma non è lo stesso per quello che riguarda la Chiesa, dove il volontariato è quasi sempre sinonimo di dilettantismo. Quindi, questo va poi incidere sulla qualità del servizio offerto. Sei un insegnante di organo del conservatorio, decide di suonare gratuitamente per la sua parrocchia, io non ho nessun problema. Si tratta di un professionista che decide di offrire gratuitamente un servizio ad una Chiesa che forse non ha i mezzi per poterlo pagare. Ma non stiamo parlando di questo, stiamo parlando di quelle persone che difendono il volontariato per difendere spesso una qualità scadente del servizio offerto, il che non va in favore né della comunità cristiana che si serve che ne della liturgia in cui si opera.

Qui non si tratta di offrire chissà quali stipendi, ma almeno di riconoscere un rimborso spese per quelle persone che si dedicano in modo costante ad offrire un certo servizio. A me faceva un po’ sorridere quando alcune persone, nei commenti, si scusavano del compenso che ricevevano per suonare ai matrimoni o ai funerali dicendo che era soltanto una cifra “simbolica“. A questo siamo arrivati grazie alla pressione del politicamente corretto. Simbolico non è, pure se uno riceve un euro, quello comunque è un compenso. È inutile cercare giustificazioni, visto che il compenso è comunque dovuto. Alcuni lo giustificavano dicendo che in quel caso erano i familiari a pagare, ma in realtà molti molte fonti di introito delle nostre chiese vengono comunque dai fedeli, quindi ogni cosa e in fondo pagata attraverso le donazioni dei cattolici. Io voglio ripetere, che come è giusto sostenere i sacerdoti, i custodi delle chiese, i sacrestani, quelli che portano i fiori per adornare gli altari, coloro che si occupano di mantenere in ordine l’impianto elettrico, quelli che ti vendono i libri liturgici e via dicendo, è giusto sostenere anche chi ha sacrificato anni della propria vita per ben prepararsi a questo compito. Perché non ci scandalizza se il sacerdote che celebra la Messa, riceve una somma di denaro chiamata “applicazione“? Perché non ci si scandalizza quando si sa che le suore che vendono le ostie che poi saranno consacrate ricevano comunque un pagamento per il loro lavoro? Perché non ci si scandalizza quando si sa che coloro che vendono le suppellettili liturgiche vengano pagati, a volte anche cifre molto alte? E così quelli che vendono gli abiti liturgici? Ma infatti non ci si dovrebbe scandalizzare, perché il pagare il lavoro altrui è del tutto giusto e del tutto in linea con la dottrina sociale della Chiesa e con il Vangelo. Purtroppo, per molti è assai semplice fare i buoni con i problemi degli altri, questo è un problema che non riguarda solo la Chiesa ma tutta la nostra società. Comunque, importante è cercare di mantenere sempre la barra dritta.

Nessun commento:

Posta un commento